Sole e mare all’indiana e la prima volta a Calcutta

Massi on the road

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Spiaggia Puri

Dal mio arrivo in India (il 9 gennaio) fino al 9 febbraio ho trascorso tutto il tempo visitando vari progetti Don Bosco: un mese di volontariato in cui ho incontrato migliaia di bambini, in grandi città come Mumbai e Hyderabad ma anche in zone rurali. Scuole di tutti i tipi, centri di accoglienza per ex ragazzi di strada, oratori, centri sportivi: i Salesiani hanno una rete capillare di opere in tutto il paese, sostenendo lo sviluppo olistico di decine di migliaia di giovani, soprattutto dei più bisognosi.

Dopo una tale “full immersion” nei progetti avevo bisogno di un po’ di riposo e di svago e ho trovato entrambe le cose a Puri nella regione dell’Orissa.

Arrivo in questa città costiera giovedì 9 febbraio e vi trascorro quattro giorni, godendomi le lunghe spiagge sulla Baia del Bengala. Nel weekend sono estremamente affollate e osservo il modo indiano di fare vacanza al mare: il bagno si fa di solito completamente vestiti (solo pochi uomini sono a torso nudo), in spiaggia ci si protegge dal sole tutto il tempo sotto gli ombrelloni e ogni occasione è buona per mangiare (noci di cocco, samosa, mix di noccioline, ecc). Io, pur rispettando le abitudini locali, mi allontano leggermente dalla folla, rimango in costume e non rinuncio alla tintarella, abbronzandomi molto velocemente. Ne approfitto anche per restare qualche giorno senza riso, visto che nelle case salesiane (come in tutta l’India) si mangia sempre sia a pranzo sia a cena (e a volte perfino a colazione!).

Dopo questa tappa di relax mi dedico alla visita di una città il cui nome è conosciuto in tutto il mondo: Calcutta (da alcuni anni ribattezzata Kolkota). Prima capitale indiana dell’impero britannico (nel 1911 fu trasferita a Delhi), il capoluogo del Bengala è anche tristemente noto per le sue baraccopoli, descritte in modo magistrale nel classico romanzo “La città della gioia” di Dominique La Pierre (un libro che raccomando a tutti, un vero capolavoro!). Ma per fortuna tante cose sono cambiate negli ultimi decenni, anche grazie al contributo di una persona universalmente nota. Madre Teresa, nata a Skopje (nell’attuale Macedonia), albanese di etnia e indiana di adozione, ha segnato la storia recente di Calcutta.

Una mattina visito il Kalighat, un tempio dedicato alla dea Kali. A pochi metri da uno degli ingressi, nel lontano 1953, una giovane suora ancora tutt’altro che famosa cominciò un’opera di cura dei poveri e di accompagnamento alla morte di malati terminali. Nel corso degli anni Madre Teresa aprì decine di centri in città e centinaia in tutto il mondo, diventando la grande santa recentemente canonizzata. Mi emoziono quando visito la piccola camera, pochi metri quadrati, dove morì il 5 settembre 1997. Altrettanto toccante è la tomba, semplice e umile, dove tante persone di tutte le religioni vengono a rendere omaggio a questa persona straordinaria.

Un’altra parte interessante della città è Belur Math, dove sorge l’imponente tempio di Ramakrishna, un santo induista del 19° secolo che predicava l’unità di tutte le religioni. Durante il tour di Calcutta non può mancare un giro in barca sul fiume Hoohgly, uno dei due rami terminali del Gange (l’altro finisce nel vicino Bangladesh). Mentre navigo su una barchetta a motore il traffico della città sembra lontano, ma basta scendere sull’altra sponda per essere nuovamente avvolti dal caos multicolore e rumoroso, spesso assordante, della vita di strada indiana!