Pubblichiamo la lettera che la moglie di Matteo Gastaldo, vigile del fuoco di Gavi morto nella strage di Quargnento, ha inviato al direttore del bisettimanale Il Piccolo di Alessandria, nel quale pochi giorni fa è stato pubblicato un contestato editoriale, a firma del direttore, che commentava il ritrovamento di tracce di stupefacenti nei cadaveri dei tre vigili del fuoco. L’editoriale ha provocato indignazione in tanti lettori e soprattutto fra i famigliari delle vittime.

di Elisa Borghello

Egregio Direttore,

in un mondo normale, senza sciamani né giustizieri, la vita umana ha un significato. Un valore.

Il suo articolo pubblicato in prima pagina sul suo giornale venerdì 15 gennaio mi ha tolto il fiato e mi ha imposto una replica.

Più di un anno fa delle persone, tre vigili del fuoco, uomini e padri di famiglia, hanno perso la vita nell’esercizio del loro dovere perché un altro essere umano ha innescato un’esplosione per pura avidità. Poteva morire un bambino. Poteva morire chiunque. Poteva morire un santo, Caino. Ma sempre un essere umano.

La dichiarazione universale per i diritti umani recita che siamo tutti nati liberi e tutti abbiamo diritto alla vita. E senza discriminazioni. Mi sembra infantile e ingenuo il punto di vista che manifesta nell’articolo. Una volta saputo che la realtà non corrisponde alla rappresentazione che si era fatto, sembra puntare il dito sulla dolente umanità di tutti gli esseri umani, mostrando una totale mancanza di empatia e molta retorica.

Matteo Gastaldo

La crudeltà travestita da buonismo con cui si piange solo la perdita degli eroi e non degli esseri umani mi risulta difficile spiegarla a mia figlia che quella notte ha perso il suo papà.

Penso che la crudeltà sia l’indifferenza alla sofferenza accompagnata spesso dal piacere nell’infliggerla e i modi per farlo possono anche non coinvolgere la violenza fisica; bastano comportamenti che mortificano e che soffocano come se improvvisamente mancasse l’ossigeno. L’aria. Quell’ossigeno della vita che permette ogni giorno alle persone di alzarsi e di andare avanti. Non credo che scrivere notizie dipenda esclusivamente dalla raccolta delle informazioni, ma anche dal modo in cui un giornalista percepisce, comprende e sa gestire una situazione dal punto di vista emotivo.

Io non so quello che hanno provato le famiglie di Marco e Antonino che sono morti con Matteo, leggendo il suo articolo. Non ho la forza di sentirle. Le assicuro comunque che per mia figlia nulla e nessuno toglierà mai il mantello di Principe dalle spalle del suo papà.