Il monte Ebro, fra le cime interessate dalle torri eoliche della 15 Più energia

La rimozione degli aerogeneratori è necessaria e funzionale al raggiungimento degli obiettivi generali previsti dalla direttiva comunitaria “Uccelli” e degli stringenti obiettivi di tutela imposti dall’Unione europea sui siti della Rete Natura 2000”. Le Aree protette dell’Appennino Piemontese hanno ribadito la loro posizione contraria dal progetto Monte Giarolo. L’ente ha nuovamente detto no rispondendo alle controdeduzioni inviate al ministero dell’Ambiente dalla 15 Più Energia, che ha ottenuto dal dicastero un ulteriore periodo di tempo, fino al 3 maggio, per la consultazione pubblica dei documenti.

Le Aree protette gestiscono la zona speciale di conservazione (zsc) Dorsale Ebro Chiappo, creata dall’Unione europea sui 1700 metri delle due cime appenniniche tra Val Borbera e Val Curone. L’ente è stato incaricato dal ministero di scrivere la valutazione di incidenza delle 20 torri alte 200 metri sull’area tutelata per le 84 specie di uccelli che la frequentano, delle quali 16 protette a livello comunitario poiché fanno parte della rotta migratoria che dal Mar Mediterraneo arriva in Valle Scrivia e poi nel Nord Europa. L’installazione delle mastodontiche torri devasterebbe l’intero crinale ma le Aree protette, un anno fa circa, si erano espresse favorevolmente a condizione che 8 aerogeneratori venissero eliminati, proprio quelli a ridosso della zsc, oltre ad altre prescrizioni a tutela dei volatili. La 15 Più Energia ha risposto picche, proponendo solo una serie di “mitigazioni” e monitoraggi. Così, già a dicembre l’ente aveva espresso parere negativo e lo stesso ha fatto dopo che controdeduzioni depositate dalla società di Brescia.

Intanto, il Comitato per il territorio delle Quattro province ha pubblicato una lettera aperta rivolta al presidente della Regione, Alberto Cirio, e a tutti gli assessori e a tutti i consiglieri regionali, in vista della scadenza del 3 maggio:

Gentile Presidente Cirio, la invitiamo a fare quattro passi per le nostre valli. Le valli intorno al Monte Giarolo sono magnifiche, e meritano certamente un’escursione. Ma i quattro passi che le chiediamo sono amministrativi, e servono a proteggerle. La transizione energetica è indispensabile, ma nel rispetto dei territori e nella salvaguardia della loro qualità ecologica. Perciò il “no” al progetto di impianto eolico industriale “Monte Giarolo” è stato e resta unanime: in un territorio fragile, esso cambierebbe i connotati delle valli, stravolgendo viabilità e infrastrutture, mettendo a rischio la stabilità dei versanti, compromettendo la biodiversità, affondando un’economia il cui capitale è rappresentato dalla natura e dai paesaggi, alla fine creando delle ferite che sarà impossibile medicare.

Alberto Cirio

Un progetto evidentemente insostenibile, e irresponsabile. I pareri contrari di tre Regioni, di due Province, di tutti i Comuni, di tanti abitanti delle valli Curone, Borbera e Staffora non hanno finora fermato l’esame del progetto: fino al 3 maggio, amministrazioni e cittadini potranno ancora inviare al Ministero dell’Ambiente pareri e osservazioni, riferiti questa volta alla documentazione prodotta in replica alle richieste del Ministero della Cultura. E anche in questo frangente, si ha la riprova di quanto il progetto sia superficiale, lacunoso, elusivo sulle questioni più spinose.  Ora tocca a lei, alla Giunta che presiede e a tutti i Consiglieri Regionali. Quattro atti della sua Amministrazione contribuirebbero a fare chiarezza sulla sua posizione, e su alcune questioni collegate al progetto.

• Primo passo. La Regione dovrebbe ribadire la propria contrarietà, confermando il giudizio negativo già espresso.

• Secondo passo. Nella zona di cui discutiamo, il Piano Paesaggistico non consente la realizzazione di impianti eolici entro 50 metri dalla linea di crinale. Un vincolo stabilito a tutela del paesaggio (ancora di recente il Consiglio di Stato ha ribadito l’importanza della normativa sul tema). La Regione confermi che il vincolo riguarda tutte le componenti degli aerogeneratori, compreso l’ingombro delle pale, e non solo i basamenti su cui poggiano.

• Terzo passo. Il Piano Energetico della Regione ha definito criteri per individuare per gli impianti eolici delle “aree di attenzione”, le cui caratteristiche impongono particolari cure nel valutare ogni progetto. Non vi è dubbio che i crinali montani coinvolti nel progetto siano da considerarsi “aree di attenzione”. Chiediamo che la amministrazione regionale lo confermi. 

• Quarto passo. La Regione è chiamata a individuare per legge le aree “non idonee” per l’installazione di determinate categorie di impianti: contiamo sul fatto che sia rispettata la necessità di mantenere integre aree con caratteristiche quali quelle che distinguono il nostro territorio appenninico, classificandole tra quelle “non idonee” per gli impianti eolici.

Ecco, signor Presidente. Quattro semplici passi, e sarebbe già più chiara la differenza tra rinnovabile e sostenibile. Contiamo su di lei, sui suoi Assessori e su tutto il Consiglio Regionale.

Il Comitato per il territorio delle Quattro Province e un gruppo di cittadini innamorati delle loro valli.