Sulla carta domani la Regione potrebbe bocciare l’aggiornamento del piano cave del Terzo valico ma le certezze in tal senso sono poche, viste le varie proroghe concesse finora, l’ultima lo scorso 6 giugno, nonostante le grosse lacune rilevate. Lacune che, a detta dei Comuni, anche nell’ultima versione sono evidenti, tanto che Sezzadio, Pozzolo Formigaro e Arquata Scrivia nell’incontro di domani a Torino dovrebbero confermare, i primi due, i già annunciati no, mentre l’amministrazione arquatese dovrebbe fare altrettanto visto che nulla o quasi di quanto annunciato ormai da anni per mitigare, per quanto possibile, l’impatto dei lavori sul territorio è stato fatto.
Pozzolo, infatti, si ritroverà ben 6 cave di deposito dello smarino del Terzo valico, tenendo conto anche dell’enorme sito della Romanellotta. In totale, il 40% delle terre e delle rocce scavate nell’Appennino, pari a oltre il 3 milioni di metri cubi a rischio amianto da trasportare via camion. Sezzadio, invece, nei piani del Cociv dovrebbe ospitare da 355 mila a 666 mila metri cubi di roccia e terra con schiumogeni nella cava di cascina Opera Pia 2, sopra la falda acquifera e in zona esondabile, come è successo a novembre con la piena della Bormida. Arquata, nella sue osservazioni, metterà in evidenza, tra l’altro, le carenze della questione del trasporto su ferro dello smarino, ormai da anni richiesto dai sindaci.
“C’è solo un progetto preliminare in questa versione del piano cave – spiega l’assessore all’Ambiente Stefania Pezzan -, con un’analisi costi-benefici che definisce l’ipotesi antieconomica. In queste condizioni prima di vedere il trasporto ferro-gomma realizzato ci vorrebbero anni e nel frattempo avremo le strade intasate dai camion. Inoltre, il progetto interessa solo i cantieri di Radimero e Moriassi, escludendo Libarna e i camion in arrivo dalla Val Lemme, che invece potrebbero rendere efficiente dal punto di vista economico questo tipo di trasporto”. La sensazione è che il Cociv e neppure Rfi vogliano mettere in atto questo sistema, utile a eliminare parte dei camion dalle strade e soprattutto dal casello della A7 a Vignole Borbera, a rischio intasamento anche con l’ormai mitica rotonda richiesta da anni. Il monitoraggio del traffico sul casello vignolese, oltretutto, secondo quanto emerge dalla versione del piano cave, è stato eseguito solo per un periodo molto limitato, pari a pochi giorni. I dati hanno ovviamente fatto dire al Cociv che i camion non avranno grossi impatti sulla viabilità ma il Comune di Arquata è pronto a contestare le modalità del monitoraggio.
L’amministrazione comunale arquatese, tra l’altro, chiederà che nel piano cave sia indicato l’obbligo del campionamento dell’amianto richiesto da Arpa nel 2015, cioè su tutto il campione di roccia scavata. Il metodo applicato dal Cociv, basato sulla legge 161 del 2012, analizza solo la parte setacciata della roccia e ha margini di errore fino al 98%. Il Tar da un anno e mezzo deve pronunciarsi sulla legittimità della prescrizione indicata da Arpa, impugnata dal Cociv poiché tale pratica allungherebbe i tempi dei lavori e i costi dell’opera. In barba alla salute dei cittadini.
Lo scavo del tunnel di valico non è partito nè a Voltaggio nè in Liguria. Il 97% dell’opera è ancora da eseguire, tanto che si scava solo a Radimero e a Castagnola, in questo caso con la tecniche di massina sicurezza a causa della presenza di amianto.