Insieme ad altri presidenti di Regione anche Alberto Cirio, alla guida del Piemonte, contesta la decisione del governo di istituire da oggi, venerdì 6 novembre, la zona rossa sul territorio regionale per cercare di limitare la diffusione sempre più preoccupante del coronavirus. Con gli ospedali sempre più in difficoltà, l’esponente di Forza Italia accusa: “Mancano una visione complessiva e un metodo di valutazione oggettiva per tutti. Che fosse necessario irrobustire anche duramente le misure di contenimento al virus era evidente, tant’è che io lo avevo già anticipato con le ordinanze che avevano riguardato la scuola, la capienza del trasporto pubblico e i centri commerciali. E mancano anche le risorse: ristori immediati e esenzione delle tasse per le attività chiuse sono indispensabili”. “Il fatto che il Governo abbia scelto sulla base di dati vecchi di dieci giorni – prosegue il presidente – rischia però di non tenere in considerazione tutti questi elementi, pone in una situazione più critica Regioni che sono in fase di miglioramento e non tiene invece conto del peggioramento di altre realtà del nostro Paese. In Piemonte l’Rt è passato da 2,16 a 1,91 grazie alle misure di contenimento adottate.

Alberto Cirio

Si riscontra una fragilità dell’impianto scientifico della classificazione: almeno 4 o 5 Regioni non erano valutabili, perché non hanno trasmesso tutti i dati. Chiedo che il Piemonte venga classificato per i dati reali, come le altre Regioni. Per questo ho chiesto una verifica”. Non si fanno attendere le critiche dalle opposizioni. I 5 stelle, con i consiglieri Frediani e Sacco, sottolineano: “Sistema di tracciamento inesistente, ospedali al collasso, assistenza territoriale ferma al palo. Queste sono le reali condizioni del Piemonte. Le scelte del Ministero della Salute non fanno altro che scattare una fotografia del pessimo lavoro svolto in questi mesi da Cirio, Icardi e dalla Giunta piemontese. Cittadini ed aziende pagheranno a caro prezzo il dilettantismo di un esecutivo regionale che ha passato l’estate a fare polemiche senza concludere nulla sulla sanità (principale competenza regionale)”. Secondo i pentastellati, “Cirio adesso prova a nascondere il suo disastro buttandola in politica, ma i numeri lo smentiscono. Il Piemonte ha una soglia di occupazione del 60 per cento per i posti letto Covid, del 40% per le terapie intensive ed i contagi sono alle stelle (seconda regione italiana).

Sean Sacco

Il numero di tamponi per lungo tempo è stato molto inferiore rispetto ad altre Regioni, i test rapidi in farmacia non si sono ancora visti e adesso Cirio vuole farci credere che è colpa della Campania, del Governo o di chissà quale complotto politico romano? I governatori di centrodestra che hanno lavorato bene ci sono, non è certo una questione politica.  Vogliamo un piano per uscire subito dalla zona rossa. Un documento preciso dove ci sia scritto almeno come si intenda aumentare le terapie intensive ed implementare i tamponi ed il loro esito. Cittadini ed imprese non possono più aspettare”. Proprio oggi, alla Camera, il deputato Federico Fornaro (Leu) ha ricordato a Cirio che la Regione Piemonte era presente al tavolo della conferenza Stato-Regioni che ha approvato i criteri per

Federico Fornaro

l’istituzione delle zone rosse: “La classificazione delle regioni nelle diverse fasce è avvenuta sulla base del modello dei quattro scenari di diffusione del Covid 19, a suo tempo condiviso anche con le regioni e con riferimento ai dati sanitari forniti dalle stesse regioni. Basta quindi alimentare sospetti e conseguenti campagne d’odio, accusando il governo di aver compiuto le scelte delle zone rosse sulla base del colore politico delle giunte regionali. In una fase così complessa e difficile della pandemia servirebbe altro: una leale collaborazione tra le istituzioni in una cornice di trasparenza dei dati e delle metodologie di scelta. Con i veleni e le accuse strumentali si complicano le cose, mentre gli italiani chiedono giustamente l’impegno di tutti, a tutti i livelli, per tutelare la loro salute”.