Assemblea dei lavoratori al Centro fieristico Dolci terre di Novi

“All’Outlet ci sono persone e non fannulloni. Non stiamo facendo una guerra tra poveri ma chiediamo l’applicazione di regole lavorative per coloro che sono penalizzati da una normativa che ha deregolamentato il settore del commercio”.

Con queste parole, ieri sera al centro fieristico Dolci terre di Novi, la segretaria provinciale della Uiltucs, Maura Settimo, ha sottolineato lo sciopero generale per sabato e domenica di Pasqua. La mobilitazione, decisa da Filcams – Cgil, Fisascat – Cisl e Uiltucs, coinvolgerà il Serravalle Designer Outlet, i negozi del Retail park, l’Iper e la galleria commerciale per quanto concerne i comparti del tessile, della vigilanza, della ristorazione, degli appalti (pulizie ecc…) e di tutti i settori che operano all’interno del grande parco commerciale tra Novi e Serravalle.

Si tratta di una manifestazione epocale, considerato che è la prima volta che i lavoratori dell’area McArthur Glen, manifestano in maniera così decisa e determinata. Nelle quattro assemblee sinora organizzate in meno di un mese a questa parte, la platea si è sempre dimostrata compatta. Ciò depone verosimilmente a favore della riuscita dello sciopero che comincerà sabato alle 9, con l’assembramento davanti ai centri commerciali, lungo la strada provinciale ex 35 bis dei Giovi, per bloccare il transito e organizzare i picchetti. “Mercoledì definiremo tutti i dettagli della manifestazione con gli organi della Questura – ha specificato Fabio Favola della Filcams -. Fino alle 13 di sabato bloccheremo gli accessi al centro commerciale e manifesteremo tutti uniti. Lo sciopero si protrarrà anche nel pomeriggio e per l’intera giornata di Pasqua. I lavoratori saranno quindi liberi di starsene a casa con le loro famiglie e saranno pertanto tutelati dal diritto sindacale di scioperare, sancito dalla Costituzione. Non ci saranno pertanto e non dovranno esserci ripercussioni da parte dei datori di lavoro sui dipendenti”-. “In caso contrario – ha aggiunto Maura Settimo – siamo pronti a denunciare qualsiasi intimidazione, a cominciare dagli orari imposti ai lavoratori che in qualche azienda sono stati fatti circolare. Non è un problema lavorare di domenica, ma occorre dare delle precise regole”-.

La vicenda, cominciata localmente in seguito all’imposizione da parte dell’azienda di tenere aperto il centro commerciale a Pasqua e a Santo Stefano (quindi 363 giorni su 365 fatta eccezione solo per Natale e Capodanno) ormai ha assunto risonanza nazionale. Tanto che la scorsa settimana era scesa direttamente in campo il segretario nazionale della Cgil, Susanna Camusso.

La lotta dei dipendenti dell’Outlet e dintorni ha ricevuto sostegno e solidarietà anche dalla categoria dei metalmeccanici e dai partigiani dell’Anpi della sezione di Arquata e Grondona.

Gli interventi che si sono civilmente susseguiti da parte di lavoratori e sindacalisti, hanno rischiato di degenerare a causa di un imprenditore del sito pare titolare di un’attività, tale Roberto Bonati, intervenuto imprudentemente per fare le ragioni del centro. Imprudentemente  e inopportunamente, citando a sproposito l’ambiente della Barbellotta al tempo della prostituzione lungo lo “stradone”. Cosa centrava? Viva il lavoro, certo, e giusto merito a chi lo produce. Ma non crediamo che i dipendenti oggi debbano addirittura prostrarsi in segno di riconoscenza verso la “bonifica” dell’area tristemente nota all’epoca come la “Statale del vizio”. Chi lavora oggi all’Outlet ha diritto alla dignità di un trattamento equo nel giusto equilibrio dipendente – datore di lavoro. Il provvidenziale intervento di Angelo Paternò della Fiom ha evitato conseguenze spiacevoli per il pur coraggioso personaggio, strappandogli il microfono di mano, invitandolo a tornare a sedere al proprio posto.

Roberto Bonati

Una chiosa, però, ci sembra doverosa sull’altra voce stonata in una serata serena, da parte di un altro ambiguo personaggio che non si è qualificato, nascondendosi tra la folla, tuonando contro gli operatori dell’informazione: “facciano sciopero i giornalisti” – ha detto con un’incomprensibile stizza. Sarebbe meglio che oltre a qualificarsi, certa gente attaccasse il cervello alla parola e si rendesse conto che se lo sciopero di una realtà locale, pur grande come l’Outlet, oggi è seguita con interesse in tutta Italia, è prima di tutto merito dei media. Difatti questa voce, che per signorilità definiamo solo “stonata”, è rimasta isolata ed è stata stigmatizzata dal segretario provinciale della Filcams Favola non ricevendo alcun credito dai partecipanti all’assemblea. C’è infatti un proverbio che parla della madre di una certa categoria che è sempre incinta… ma è meglio soprassedere e pensare a cose serie e concrete, come quello che accadrà sabato e domenica a Serravalle. E magari anche dopo.