Regione Piemonte e caccia: “Ritorno al Medioevo”

    La Giunta Regionale del Piemonte si appresta a ripristinare lo sterminio di ben 15 specie selvatiche.

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    Con un comunicato la Lega per l’Abolizione della caccia, denuncia la Regione Piemonte, che lunedì 2 marzo,  in Prima Commissione Bilancio, ha messo all’ordine del giorno, modifiche legislative per cambiare le attuali normative, che se accolte permetteranno una serie di azioni a favore della caccia.

    Lo stesso raggruppamento politico di centrodestra, guidato allora da Cota,  – scrivono – che nel 2012 aveva addirittura abrogato  la legge regionale70/96 al solo scopo di impedire il Referendum regionale contro la caccia, si appresta ora ad introdurre nel nostro ordinamento una serie di modifiche che  ci porteranno indietro di trent’anni, tra queste, la possibilità di inserire quindici nuove specie tra quelle cacciabili, quasi tutte di uccelli: fischione, canapiglia, mestolone, codone, marzaiola, folaga, porciglione, frullino, pavoncella, combattente, moriglione, allodola, merlo, pernice bianca, lepre variabile”.

    A sparare agli animali potranno essere cacciatori provenienti da qualsiasi luogo, visto che la variazione prevede  “azzeramento del legame cacciatore-territorio, agevolazione dell’arrivo in Piemonte di cacciatori foranei ora limitato tra il 5% e il 10%.”

    Inoltre, è prevista l’immissione sul territorio di animali d’allevamento da cacciare tutto l’anno, e la possibilità di  consentire la caccia di selezione anche di notte.

    Infine la modifica coinvolge anche chi non è coinvolto con la ciaccia, infatti, si propone di cancellare la norma che avrebbe consentito ai proprietari dei fondi di vietare la caccia sui propri terreni, divieto, quello dei proprietari, ritenuto peraltro legittimo dalla Corte Costituzionale, superando così quanto previsto all’art. 842 del codice civile.

    Un disegno di legge che riporta al non glorioso passato, ma  la modifica giudicata inaccettabile dalla L.a.c. è l’inserimento delle quindici specie tra quelle cacciabili, che “prepara un colpo definitivo alla nostra martoriata fauna selvatica”.

    …la chiamano caccia…

    L’iniziativa – spiegano –  ci pare del tutto fuori luogo e priva di alcuna giustificazione. Si tratta infatti di uccelli di piccole dimensioni e con abitudini alimentari prevalentemente insettivore, utili quindi a tenere sotto controllo la proliferazione di specie dannose per le colture agricole (allodola, merlo). In altri casi le specie oggetto della proposta esibiscono carattere migratorio e sono comunque presenti nella nostra Regione con numeri estremamente ridotti. La pernice bianca è specie in sofferenza su tutto l’arco alpino, mentre non esistono dati sulla consistenza numerica della lepre variabile, che è comunque certamente molto ridotta. Numerose specie sono particolarmente tutelate a livello comunitario: pavoncella, combattente e moriglione sono classificate come Specie di Interesse Conservazionistico di livello 2 (specie la cui popolazione globale è concentrata in Europa, dove presenta uno stato di conservazione sfavorevole) mentre canapiglia, codone, marzaiola, mestolone, frullino, allodola risultano essere SPEC 3 ( specie la cui popolazione globale non è concentrata in Europa, ma che in Europa presenta uno stato di conservazione sfavorevole). Teniamo inoltre a precisare che nessuna delle 15 specie è responsabile di danni all’agricoltura o ad altre attività antropiche degni di rilievo: il loro prelievo venatorio, quindi, assume unicamente finalità di tipo ludico e nessuna giustificazione di riequilibrio ambientale o faunistico può essere addotta in suo appoggio”.

    Le associazioni del Tavolo Animali & Ambiente chiedono al Consiglio regionale e alla Giunta regionale che le disposizioni sulla caccia siano stralciate dal DDL n. 83/2020.