Scandalo rifiuti: da Novi a Sezzadio, le indagini tra smentite e domande.

C'è un collegamento tra la presunta “rete” sui rifiuti interna al Pd scoperta dai carabinieri del Noe indagando su Aral e le scelte della Provincia guidata da Rita Rossa sulla discarica di Sezzadio?

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Una manifestazione a Sezzadio contro la discarica Riccoboni
Una manifestazione a Sezzadio contro la discarica Riccoboni

Il direttore Andrea Firpo e il responsabile degli impianti Claudio Cattaneo non sono stati arrestati contrariamente a quanto pubblicato da un sito web alessandrino ma Srt, società pubblica gestore delle discariche dei rifiuti di Novi Ligure e Tortona, è comunque coinvolta nell’indagine sull’illecito smaltimento di rifiuti che vede al centro, almeno della nostra provincia, l’Aral di Alessandria, l’azienda pubblica (la maggioranza è in capo al Comune di Alessandria) che gestisce l’impianto rifiuti di Castelceriolo per conto dei Comuni dell’alessandrino ma anche di altre zone della provincia, tra cui il Novese. Nella località alle porte del capoluogo provinciale si trovano, tra l’altro, la discarica esaurita, l’impianto di compostaggio e impianto di stabilizzazione della Fos, la frazione organica stabilizzata (il compost), ottenuta dalla lavorazione dei rifiuti.

Tutto è partito dalla scoperta da parte dei carabinieri del Noe del conferimento delle ecoballe della Campania negli impianti nel Nord Italia, tra cui appunto Alessandria, dove venivano smaltite in maniera illecita, con un guadagno illecito per gli autori del traffico, stimato dai militari e della Procura di Brescia che coordina le indagini, in circa 10 milioni di euro. C’è pure odore di presunte tangenti, come il Suv da 30 mila euro che Ezio Guerci, compagno dell’ex sindaco di Alessandria, Rita Rossa (Pd), avrebbe ricevuto dall’imprenditore lombardo dei rifiuti Paolo Bonacina, ai domiciliari insieme al capo impianto dell’Aral, Giuseppe Esposito. In cambio, secondo l’accusa, Guerci avrebbe esercitato pressioni sulla compagna affinché Aral fosse in parte privatizzata cedendo le quote ad A2A, società di Bonacina. Tutti respingono le accuse, in particolare Guerci e la Rossa, con il primo che sostiene di avere le prove per smentire ogni accusa attraverso i documenti che avrebbe già consegnato ai Noe.

C’è poi la figura di Fulvio Delucchi, dello studio associato Aisa di Basaluzzo, che da anni sforna piani regolatori per tanti comuni del Novese e non solo. L’ingegnere, presidente dimissionario di Aral dopo aver ricevuto l’avviso di garanzia (“Ho sempre profuso il mio massimo impegno nell’interesse della società e nel rispetto delle norme. Se qualcosa, nell’ambito dell’attività, non ha risposto pienamente alle previsioni normative ed autorizzatorie, ciò non è mai dipeso da una volontà in tal senso, ma unicamente da contingenze che possono essere sfuggite al controllo gestorio”, ha fatto sapere), ha un curriculum lunghissimo e fra i suoi tantissimi e lucrosi incarichi ci sono alcuni dei progetti di discariche e impianti legati ai rifiuti fra più contestati e persino indagati in provincia: dalla Elciter di Bosco Marengo alla discarica di località Cinquini a Molino dei Torti, dal biodigestore di Tortona fino alla Grassano di Predosa e alla discarica di cascina Borio a Sezzadio, voluta dalla Riccoboni di Parma proprio sopra la falda acquifera che alimenta gli acquedotti.

Vicenda, quest’ultima, che ha visto finire al centro delle proteste della popolazione della Val Bormida e di ben 26 sindaci della zona proprio l’operato di Rita Rossa (che aveva nominato Delucchi in Aral come già Mara Scagni), fino a poche settimane fa presidente della Provincia, ente che ha avuto un comportamento molto “curioso” nell’iter autorizzativo della discarica: ha inizialmente negato l’ok all’apertura dell’impianto ma poi non ha difeso il suo atto, impugnato dalla Riccoboni, davanti al Tar, che lo ha annullato. Infine, ha dato l’ok nonostante siano ancora pendenti vari ricorsi, tutti presentati dai Comuni. “Abbiamo problemi di bilancio per i dipendenti”, aveva sostenuto Rossa davanti all’inferocito pubblico presente all’assemblea di Rivalta Bormida, nell’aprile del 2015. Non è dato sapere se queste scelte politiche così contestate e contestabili abbiano un collegamento con la presunta “rete” di interessi sui rifiuti, tutta o quasi interna al Pd, che sta emergendo dall’indagine su Aral ma è certo che qualche domanda sorge spontanea.