Dopo due proroghe ottenute da ottobre (dopo gli arresti in serie per corruzione altri reati) a oggi, ora il Cociv e, a quanto pare, la Regione, hanno fretta di approvare l’aggiornamento del Piano cave del Terzo valico con cui devono essere depositati nelle ex cave parte degli 11 milioni di metri cubi di roccia e terra scavate nell’Appennino. La documentazione è arrivata ai Comuni verso il 25 maggio e già il 6 giugno si terrà a Torino la conferenza dei servizi che dovrà (non ci sono dubbi), approvare il piano.

Lo scorso autunno gli allora dirigenti del consorzio si erano presentati a Torino con un piano del traffico, legato alle cave di deposito dello smarino, che non teneva neppure conto del traffico già esistente. Per questo erano riusciti a sostenere che i loro camion, conteggiati a migliaia sulle strade provinciali, non avrebbero dato alcun fastidio alla collettività. Si erano pure dimenticati di prevedere il trasporto dello smarino su ferrovia da Arquata a Novi Ligure, più volte promesso ai Comuni da Rfi (solo a parole) e dal governo. Avevano pure preteso l’approvazione seduta stante del progetto, ottenendo (per una volta) una pioggia di no. Finita a processo e cacciata la vecchia dirigenza, il Cociv sembra aver deciso di accogliere alcune delle richieste degli enti locali, almeno nei casi più contestati, andando però inevitabilmente a scontentare altri territori con la scelta di siti di deposito critici quanto quelli accantonati.

Il sindaco di Tortona Gianluca Bardone
Il sindaco di Tortona Gianluca Bardone

È il caso del Comune di Tortona. L’amministrazione comunale targata Pd ha tenuto duro in questi anni sul no alla cava Montemerla. Inizialmente doveva contenere 2,2 milioni di metri cubi di smarino (poi scesi a 1,7 milioni), in un’area sottoposta alle esondazioni del torrente Grue. Il Cociv ci ha provato in ogni modo, il Pd provinciale, grande fans del Terzo valico, ha persino “processato” il sindaco Gianluca Bardone per la sua opposizione all’utilizzo del sito, motivata sia con il pericolo di allagamenti sia per il timore della diffusione dell’amianto. Alla fine ha vinto, almeno in parte, il primo cittadino. Il Cociv ha infatti eliminato la Montemerla dalle cave di primo utilizzo, inserendola fra quelle di riserva e con una capacità di molto ridotta, pari a circa 800 mila metri cubi. Bardone lo ha comunicato stasera in apertura del Consiglio comunale: “La Regione ha tenuto conto dei rilievi formulati e condivisi proprio in Consiglio comunale con una mozione volta ad escludere il sito Montermerla dalle aree destinate ad ospitare il materiale proveniente dagli scavi del Terzo Valico e a valutare che il sito fosse destinato esclusivamente ad area di riempimento in caso di esondazione del torrente Grue. Qualora si rendesse necessario l’utilizzo di questa cava, in base alla nuova classificazione, lo stesso dovrà essere autorizzato dopo la realizzazione di interventi di messa in sicurezza dell’area”. A Tortona diventa cava di primo utilizzo la cascina Pecorara (150 mila metri cubi) mentre è stata confermata Castello Bollo (300 mila metri cubi), la prima vicina al cantiere del Terzo valico, la seconda nei pressi del casello autostradale, quindi lontane dal centro abitato tortonese,al contrario della Montemerla.

Il corteo organizzato a Sezzadio negli anni scorsi
Il corteo organizzato a Sezzadio negli anni scorsi

La patata bollente da Tortona è passata però, tra l’altro, a Sezzadio, dove il clima, a causa della discarica di rifiuti della Riccoboni, già autorizzata dalla Provincia sulla falda acquifera, è tutt’altro che accogliente per il Cociv, a pochi giorni dalla manifestazione di Alessandria “dedicata” anche al Terzo valico. Nel piccolo Comune dell’Acquese il consorzio vuole portare da 355 mila a 666 mila metri cubi di roccia e terra a rischio amianto e non solo nella cava di cascina Opera Pia 2. Quasi una provocazione. Il sindaco Pier Giorgio Buffa ha già fatto sapere quali sono le notevoli criticità del sito: “La cava sorge vicino al centro abitato e, come specificato anche dal Cociv, risulta sovrastare un’area di ricarica falde inserita nel Piano di tutela delle acque. E’ inoltre inserita in zona alluvionabile con classe di rischio 3 (il più elevato)”. Una situazione addirittura peggiore della Montemerla. Buffa infatti ricorda che nel novembre scorso l’area è stata invasa dalle acque della Bormida, episodio di cui è stata informata la Regione. “Le preoccupazioni di questa amministrazione – prosegue il sindaco – sono sostenute anche riguardo al tipo di materiale che arriverebbe in loco considerando la presenza di amianto e agenti chimici”. Il timore è che a Sezzadio arrivi lo smarino contenente gli schiumogeni utilizzati per lo scavo del tunnel attraverso la fresa meccanica, non proprio il massimo se sotto c’è la falda che alimenta gli acquedotti dell’Acquese.

Il sindaco di Sezzadio, Piergiorgio Buffa
Il sindaco di Sezzadio, Piergiorgio Buffa

“Altre cave nel territorio in cui sono già iniziati i conferimenti – prosegue Buffa – (ad esempio la Clara e Buona ad Alessandria) sono a testimoniare che le preoccupazioni a riguardo sono fondate senza considerare le recenti inchieste della magistratura che stanno facendo emergere un quadro preoccupante nella gestione di questi conferimenti”. Buffa definisce la “proposta” del Cociv “irricevibile” e annuncia che il Comune dirà no a ogni utilizzo delle cave esistenti e che è pronto a impugnare ogni provvedimento autorizzativo.

Tutti gli altri Comuni in questi giorni stanno valutando i documenti depositati dal Cociv. Per Voltaggio era già emersa le nacessità di trasportare non più nella vicina ex cava Cementir ma nelle cave di pianura 900 mila metri cubi di smarino, intasando così la provinciale 160 della Val Lemme con i camion, traffico che inevitabilmente finirà in Valle Scrivia, tra Arquata e Vignole Borbera, dovrà sono attivi ben due cantieri del Terzo valico. Smarino che il Cociv intende trasportare anche fino a Novara, precisamente a Cerano e a Romentino, oltre che ad Alessandria, Frugarolo, Bosco Marengo, Pozzolo, Novi. Il tutto mentre le regole applicate per capire quanto amianto finisce nello smarino da depositare in queste cave, secondo Arpa, hanno margini di errore fino al 98%.