Il crinale appenninico visto dal Giarolo

Dopo la valanga di osservazioni contrarie all’impianto eolico Monte Giarolo, il Comitato per il territorio delle 4 province ribadisce che “i crinali appenninici non possono essere considerati aree idonee per l’installazione di impianti industriali, quale ne sia il peso e la dimensione. Sono necessarie azioni concrete a livello normativo”. Un compito che, come già evidenziato di recente, “spetta alle regioni, entro la fine del 2024, in base al decreto del ministero dell’Ambiente e dello Sviluppo economico del 21 giugno 2024″. Il decreto ha infatti demandato alle Regioni l’indicazione delle aree idonee e non idonee a ospitare impianti dedicati alle energia rinnovabili. Il Piemonte, in passato, ha già però previsto il crinale dal Giarolo al Chiappo come idoneo e ora dovrebbe fare retromarcia per impedire del tutto l’installazione delle 20 gigantesche torri, alte 209 metri, proposte dalla 15 Più energia di Breno (Brescia). Contro l’impattante progetto si sono espressi negativamente i quattro comuni interessati dall’impianto – Cabella Ligure, Albera Ligure, Fabbrica Curone e Santa Margherita di Staffora – ed anche i tre Comuni della Val Curone coinvolti dalla viabilità e dai cantieri, cioè San Sebastiano Curone, Brignano FrascataMomperone. Negativi anche i pareri dell’Unione montana Terre Alte e della Comunità montana dell’Oltrepò Pavese. Sia la provincia di Alessandria che la provincia di Paviaì, ricorda il comitato, “hanno evidenziato le vistose carenze del progetto, richiedendo alla società proponente una lunga serie di integrazioni, e allo stesso modo dovrebbe essersi espressa la Regione Piemonte: “Carenza di documentazione progettuale e di analisi degli impatti ambientali: la Giunta, nell’ambito della valutazione di impatto ambientale (VIA) non esprime un parere positivo”, si legge un comunicato stampa diffuso dopo la riunione di giunta di venerdì 26 luglio, senza che sia ancora possibile consultare la delibera con il parere.

(Immagine di repertorio)

In Regione Lombardia la pratica risulta ancora in istruttoria”. Fino al 28 luglio sul sito del ministero dell’Ambiente era stati protocollati e resi consultabili osservazioni contrarie sottoscritte da 366 singole persone e da 26 associazioni, numeri che, rileva il comitato, potrebbero salire ancora: Un risultato impressionante, cui abbiamo cercato di contribuire, che è stato raggiunto grazie all’impegno generoso di tantissime persone in val Borbera, in val Curone e in valle Staffora. A fronte di un’operazione che è giusto definire come una “speculazione energetica” del tutto estranea ad una corretta politica di transizione ecologica, a prendere la parola, insieme ai semplici cittadini, sono stati molti operatori economici, l’associazionismo culturale ed escursionistico, una realtà internazionale come l’associazione Sahaja Yoga, ed altri ancora: tutti hanno espresso, in maniera preoccupata, ma decisa e puntualmente argomentata, la propria contrarietà a questa inammissibile aggressione ai crinali delle valli Curone, Borbera e Staffora, un’opera industriale che vanificherebbe i tanti sforzi (anche economici) di valorizzazione dei pregi ambientali, paesaggistici e culturali che stanno mostrando dei sicuri risultati, evidenti a chiunque percorra le nostre valli. È contro questo colpo di spugna su tanti investimenti ed energie profuse, che si è levata la voce del territorio”. LA 15 Più energia ha 30 giorni dal 22 luglio per depositare le sue controdeduzioni: “Se sarà convocata la Conferenza dei servizi – commenta il comitato – ci attendiamo che le tutte le amministrazioni coinvolte siano coerenti con i giudizi negativi sin qui espressi, che dovrebbero portare il ministero a concludere per l’opzione zero”. Il passo decisivo spetta però alla Regione Piemonte in base al decreto ministeriale. Cosa farà la giunta Cirio?