Addio alla fabbrica del cioccolato

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    Storia finita per la Pernigotti. L’incontro che si  tenuto oggi al Mise a Roma, non ha sortito l’effetto sperato. I turchi hanno deciso di tenersi il marchio Pernigotti e, come avevano già più volte annunciato, commercializzeranno i prodotti in altri siti.

    Scatta così per i lavoratori della fabbrica novese la cassa integrazione.  Ai sindacati, presenti al tavolo, non è rimasto che firmare l’accordo sugli ammortizzatori sociali per un anno.

    Tante le reazioni al termine dell’infausto incontro, non senza qualche polemica.

    Federico Fornaro

    «L’azienda non soltanto non si è mossa di un millimetro dalle sue posizioni di indisponibilità  a vendere a un altro imprenditore e a tenersi il marchio Pernigotti,  – dice l’onorevole Federico Fornaro, capogruppo di Liberi e Uguali alla Camera – ma al tavolo di crisi al ministero del Lavoro ha confermato di aver dato un doppio mandato: alla Sernet per la reindustralizzazione del sito produttivo di Novi Ligure e a un’altra società  specializzata, di trovare un acquirente per il ramo dell’azienda della gelateria. Un comportamento a dir poco ambiguo che non fa sperare nulla di buono per il futuro. E’ giusto attivare gli armonizzatori sociali per attutire gli effetti della scelte della proprietà  turca e limitare al massimo le ricadute negative per le lavoratrici e i lavoratori, protagonisti di una straordinaria lotta, a cui va tutta la nostra solidarietà».

    Rocchino Muliere

    «Come da previsione, è stato firmato l’accordo tra le parti per la cassa integrazione “per reindustrializzazione”.  – spiega il sindaco di Novi Ligure Rocchino MuliereAll’inizio dell’incontro l’advisor ha presentato una relazione riguardo il lavoro svolto in queste ultime settimane. Sono circa 30 le aziende che hanno manifestato interesse a verificare la situazione della Pernigotti, delle quali tre hanno già effettuato un sopraluogo presso lo stabilimento, altre lo faranno entro il 15 febbraio. Tra gli obiettivi delle aziende che hanno già effettuato il sopralluogo c’è quello di cercare di riassumere tra i 30 e i 50 dipendenti, cosa che ha destato insoddisfazione sia da parte nostra che da parte dei sindacati. Il lavoro dell’advisor continuerà nelle prossime settimane e la cassa integrazione partirà da domani. Riguardo la trattativa – sottolinea il Sindaco – trovo poco rispettoso il fatto che siano stati nominati due advisor, uno dal Governo e uno dalla proprietà. Quest’ultimo aveva l’obiettivo di vendere il settore “preparati per gelato” con marchio Pernigotti. Una situazione da noi sempre contrastata, che getta un cono d’ombra sulle prospettive dell’azienda. Inoltre, nelle prossime settimane, dovrebbe avviarsi l’esternalizzazione di una parte di prodotti presso la Laica di Arona (Novara), decisione che speriamo possa essere solo temporanea. Queste e altre considerazioni – aggiunge Muliere – avrei voluto poter fare durante l’incontro ma il vice capo di gabinetto del Ministro non mi ha dato la parola. Credo sia un comportamento irrispettoso nei confronti di un Sindaco presente in veste di tutta la comunità. In ogni caso – conclude Muliere – auspichiamo che il Ministro dello Sviluppo Economico possa svolgere nella maniera che gli compete e con esito positivo una trattativa delicata come questa».

    Valter Ottria

    Sulla vicenda è intervenuto anche il Consigliere regionale Valter Ottria, che ha dichiarato:

    «Poco fa in Aula del Consiglio regionale abbiamo assistito alla riproposizione di quanto sta avvenendo a Roma.
    I fatti. Oggi a il tavolo Pernigotti a Roma ha sancito la definitiva cessazione dell’attività e l’avvio delle procedure di cassa integrazione per i  dipendenti dello stabilimento di Novi Ligure. Da qualche settimana giace in Parlamento una proposta depositata dall’On. Fornaro che, tutelando i marchi storici italiani, può dare una grande mano alla vertenza Pernigotti. Tale proposta arriva anche a causa della perdurante assenza del Governo il quale, dopo aver fatto passerella a Novi Ligure, non si è mai occupato della questione. Come si legge dai giornali, gli esponenti del Governo non hanno neppure avuto il tempo di cercare la Proposta di Legge Fornaro. In Regione si è replicata la recita. Sia martedì scorso che quest’oggi ho chiesto di discutere e votare il mio Ordine del Giorno che sostiene i testi parlamentari a tutela dei marchi storici, e invita il Governo ad accelerare l’approvazione di un testo – qualsiasi testo – che tuteli i marchi storici e le produzioni italiane: il made in Italy. Evidentemente, a Roma come a Torino, la linea del Governo e dei 5 Stelle è unica e non prevede né la tutela dei posti di lavoro né delle aziende italiane scippate da investitori stranieri. Ognuno faccia le sue valutazioni».
    Paolo Mighetti, consigliere regionale M5s
    Paolo Mighetti, consigliere regionale M5s

    Non si è fatta attendere la risposta dei 5 Stelle che in una nota a firma Paolo Mighetti, scrivono: «Sulla crisi Pernigotti gli esponenti alessandrini di Leu Fornaro ed Ottria hanno passato il segno. Diciamolo subito: la proposta di legge in Parlamento e l’Ordine del Giorno in Regione non possono risolvere questo dramma ed anzi potrebbero creare problemi ad altre aziende. Innanzitutto, secondo fonti ministeriali, una legge sui marchi potrebbe solo agire su quelli registrati o trasferiti dopo l’approvazione della stessa norma (quindi non inciderebbe su questo caso). E’ vero, Luigi Di Maio ha parlato di “Legge Pernigotti”, ma quando si verifica un’idea con i tecnici e si incontrano grandi problematiche ha senso andare avanti ugualmente? Avrebbe senso solo per far parlare i giornali e pare proprio questo l’obiettivo di Leu».