Ai primi posti Val Borbera e Vallemme tra le mete turistiche indicate dal Pais.

La stampa spagnola raccomanda quindici luoghi da visitare da nord a sud dell’Italia.

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Val Borbera - Foto Adriano Giraudo

L’Italia oltre la buona cucina e la cultura: 15 esperienze per vivere la sua natura” Così El Pais, uno dei più importanti giornali spagnoli, titola un articolo dedicato al turismo nel nostro Paese indicando 15 località da nord a sud dello Stivale. Ecco quindi le Dolomiti, le 5 Terre e altri luoghi fantastici. Tra questi c’è la Val Borbera e, sorpresa è al primo posto dei siti raccomandati, al secondo El Pais indica i Laghi della Lavagnina, in Vallemme.

Ecco come il giornalista spagnolo racconta il nostro territorio.

Sulle tracce del lupo in Val Borbera (Piamonte e Liguria)

(Foto: Regione Piemonte)

La Val Borbera è una vallata al confine tra le province di Alessandria, Genova, Pavia e Piacenza, dove i vigneti lasciano il posto ai boschi e i paesaggi dell’Appennino si addolciscono. Nella parte alta di questo territorio selvaggio è ancora possibile udire l’ululato dei lupi che rompe il silenzio notturno in una zona scarsamente abitata che spesso il vento sferza all’imbrunire. Non ci sono molti esemplari di lupo in queste terre, ma è possibile partecipare ad escursioni organizzate per seguire le orme di questo predatore ribelle e timido seguendo una delle sezioni del progetto Life Wolfalps, nato per garantire la conservazione a lungo termine di questa specie nelle Alpi e negli Appennini e per migliorare la convivenza tra il lupo (che fino a tempi recentissimi era destinato all’estinzione) e i pastori e gli agricoltori delle zone montane. Si tratta di un percorso di quattro ore alla portata di tutti, anche delle famiglie con bambini, lungo il sentiero che parte dal Santuario di Cà del Bello, a Borghetto di Borbera, e dal paese di Canta Lupo. Per i più intrepidi, l’alternativa è addentrarsi nell’inquietante forra delle Strette di Pertuso, un ambiente duro e sassoso solcato dalle acque del torrente Borbera.

Trekking intorno ai laghi della Lavagnina (Piemonte e Liguria)

Laghi della Lavagnina, i ruderi degli impianti di lavorazione dell'oro
Laghi della Lavagnina, i ruderi degli impianti di lavorazione dell’oro

La ricerca dell’oro iniziò alla fine del XVI secolo in questa zona delle montagne del nord Italia, intorno ai laghi della Lavagnina. Fu iniziata dai Duchi di Mantova, che a quel tempo erano anche Marchesi del Monferrato, e proseguì fino alla metà dell’Ottocento, quando nella zona fu costruito uno stabilimento metallurgico per la fusione di lingotti. Della corsa all’oro italiana, rimangono 40 miniere nei pressi dei paesi di Casaleggio Boiro, Mornese e Bosio, all’interno del Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo. Furono progressivamente abbandonate per esaurimento all’inizio del secolo scorso, e oggi le buie e umide gallerie sono diventate il rifugio perfetto per una fauna cavernicola che comprende cinque specie di invertebrati (un crostaceo, due ragni, un insetto e un mollusco) e cinque di vertebrati (un anfibio, il tritone Speleomantes strinatii, endemico di questo luogo, e quattro varietà di pipistrelli). Due delle vecchie miniere, M1 e M13, sono state aperte ad uso turistico e possono essere visitate tra aprile e ottobre, previa prenotazione e accompagnati da un guardia parco che fornisce ai partecipanti informazioni geologiche e naturalistiche sull’ambiente sotterraneo. Si visitano sempre muniti di elmo e calzando scarpe idonee, e illuminati con torce che permettono di contemplare gli animali e i colori dei diversi minerali presenti.