Come nel 2013 oggi alla Bundy di Borghetto Borbera si torna a scioperare contro gli esuberi richiesti dalla proprietà, un fondo di investimento americano. Se all’epoca si parlava di 120 posti di lavoro da tagliare su 180 lavoratori, oggi sono a rischio 60-70 dipendenti con la fine degli ammortizzatori sociali prevista per ottobre dal Jobs Act, la legge del governo Renzi che ha ridotto i tempi per cassa integrazione ordinaria e straordinaria e per il contratto di solidarietà. Alla Bundy proprio i contratti di solidarietà erano scattati dalla fine del 2016 dopo la chiusura della cassa integrazione straordinaria. Tre anni prima lo stabilimento di Borghetto era stato teatro di scioperi e blocchi ai cancelli, poi terminati con il ritiro del piano industriale “lacrime e sangue” proposto dalla proprietà motivato dalle difficoltà del settore del freddo in Italia.
Il successivo accordo tra sindacati e azienda, rimasto quasi del tutto solo sulla carta, parlava di corsi di formazione per i lavoratori e di investimenti da parte della proprietà per risolvere il problema dell’efficienza energetica dello stabilimento, visto che i costi energetici della fabbrica era (e forse sono ancora oggi) pari a due milioni di euro l’anno. Nel 2014 ci aveva pensato l’alluvione, con danni ingenti, a complicare la situazione. Stamattina è partito lo sciopero di otto ore motivato con l’impossibilità di avere un incontro con la proprietà per conoscere le intenzioni future sullo stabilimento valborberino. Alle 15 l’incontro in municipio con il sindaco Enrico Bussalino e i parlamentari della provincia