E’ l’avvelenamento la causa della morte delle migliaia di api avvenuta a inizio agosto. È la conclusione, piuttosto scontata, alla quale è giunta l’Asl dopo aver analizzato gli insetti morti recuperati durante il sopralluogo dopo la moria denunciata da alcuni apicoltori della Val Lemme. Nelle campagne fra Gavi, San Cristoforo, Francavilla Bisio e Basaluzzo i produttori di miele trovarono i piccoli insetti privi di vita fuori e dentro gli alveari, sistemati non lontano dai vigneti. Non una novità, purtroppo, per la Val Lemme, a testimonianza che l’uso dei veleni in agricoltura continua a provocare gravi problemi all’ambiente e quindi alla salute delle persone, andando oltretutto a colpire un settore, quello dell’apicoltura, già in grosse difficoltà per via della riduzione drastica della produzione di miele a causa del clima “impazzito”.

Nei giorni successivi nel mirino erano finiti i trattamenti contro la flavescenza dorata, obbligatori per legge nelle vigne del Gavi docg e per tutti gli altri vitigni. Trattamenti per i quali si utilizza, secondo quanto denunciato da Francesco Panella, storico apicoltore vallemmino, un pesticida che contiene come principio attivo il thiametoxam, un neonicotinoide per i quale la commissione europea ha chiesto la messa al bando proprio per i sui effetti negativi sull’ambiente.

Ora l’Asl spiega: “Dal sopralluogo effettuato subito dopo la segnalazione degli apicoltori è emerso che la moria di api non è stata senz’altro causata da una malattia degli insetti ma da un avvelenamento. Dalle analisi non è però emerso in maniera evidente quale sia stato il veleno che ha causato la morte delle api”, anche se l’azienda sanitaria non esclude del tutto il legame con i trattamenti contro la flavescenza, visto anche l’estensione dei vigneti nella vallata. L’Asl ricorda che le api, oltretutto, volano per diversi chilometri. Il Consorzio tutela del Gavi da anni collabora con gli apicoltori per cercare di far convivere le rispettive attività e tutelare l’ambiente.