Fra meno di un mese, il 9 aprile, quando si terrà la commemorazione dei partigiani uccisi dai nazifascisti, il cantiere sarà ancora lì, in “bella” mostra. È così da anni alla Benedicta, a Bosio. Il centro di documentazione voluto da (quasi) tutti gli enti locali, dalla Regione in giù, è uno scempio infinito per questo luogo della memoria. Tra soldi che mancano e ditte che falliscono, è diventata un’odissea. Il cantiere dell’edificio si trova sotto i ruderi della cascina fatta saltare in aria dai nazifascisti nel 1944.

Il cantiere nel 2014

L’idea risale al 2003: l’allora consigliere regionale Rocchino Muliere ha proposto una legge ad hoc, approvata all’unanimità. Il progetto prevede 412 metri quadrati di superficie complessiva prevista, con spazio espositivo permanente di 212 metri per le attività di ricerca, sala riunioni, ufficio con archivio e zona servizi, anche una reception e una sala conferenze, con 95 posti complessivi per attività quali l’assistenza didattica alle scuole attraverso scambi culturali, il tutto nell’ambito del Parco della Pace della Benedicta. All’epoca, il Parco Capanne di Marcarolo, al cui interno si trova la Benedicta, con l’allora presidente Gianni Repetto aveva sconsigliato di realizzare l’edificio alla Benedcita. “Meglio farlo a Bosio, più accessibile anche per gli alunni delle scuole”, aveva detto, oltre a far notare i vincoli esistenti sia del parco sia per la Benedicta stessa. Nulla da fare: la scelta è rimasta quella iniziale.

La commemorazione dell’eccidio nel 2014

I lavori sono così partiti nel 2011. La Provincia all’epoca aveva assegnato l’appalto del primo lotto, da 750 mila euro, alla Csg di Genova, con tanto di taglio del nastro da parte degli amministratori provinciali. I tempi di esecuzione si sono allungati a dismisura, con numerose sospensioni dell’attività del cantiere, tanto che il contratto con l’impresa è stato successivamente rescisso. I lavori sono così finiti alla ditta seconda classificata nella gara d’appalto, che ha concluso lo “scheletro” dell’edificio e ha eretto i muri esterni. Poi i soldi sono finiti. I 670 mila euro necessari per l’impiantistica, gli arredi e tutto ciò che renderà la struttura utilizzabile non ci sono. La Regione, tra enormi difficoltà di bilancio, nel 2015 ha stanziato altri 250 mila euro, ma nulla si è mosso nel cantiere. “In questi giorni – spiega il consigliere provinciale Enrico Mazzoni – stiamo valutando con i tecnici regionali il progetto redatto dalla Provincia per concludere questo lotto di lavori che permetterà di terminare l’edificio. Una volta ottenuto l’ok i fondi dovrebbero essere pronti per essere spesi insieme alla cifra stanziata da noi, pari a 200 mila euro. Sarà poi necessaria una nuova gara d’appalto”. Si spera nel 2018, forse…