I numeri citati fanno impressione. A Capriata d’Orba, la cava di cascina Bruno passerà dagli attuali 186.685 metri quadrati autorizzati a quasi 1 milione di metri quadrati con la possibilità di estrarre 2,1 milioni di metri cubi di materiale. A Pozzolo Formigaro, il sito estrattivo di cascina Girasolina dagli attuali 57 mila metri quadrati a 4,1 milioni. Sono due casi emblematici citati nel Piano regionale per le attività estrattive (Prae) adottato dalla giunta di centrodestra alla guida della Regione, che dovrà passare al vaglio del Consiglio regione dopo un periodo di pubblicazione. L’amministrazione regionale giustifica questa esplosione di metri quadrati e metri cubi con i lavori previsti con il Pnrr. Senz’altro, i cavatori, se il Prae sarà approvato così com’è, saranno molto contenti. Un po’ meno i cittadini. A lanciare l’allarme sono stati i consiglieri regionali di opposizione in quota Pd, che per le province di Alessandria e Asti parlano di un consumo di suolo che, stando alla bozza del Prae, crescerà addirittura del 241%. Secondo il consigliere Domenico Ravetti, il Prae “è diventato un “via libera” per le imprese che nei prossimi 10 anni potranno estrarre materiali in quantità più di tre volte superiori a quelle dell’ultimo decennio: doveva essere un passo avanti, ma se ne fanno tre indietro. In questo momento in cui la crisi climatica, energetica e ambientale è sotto gli occhi di tutti, la Regione Piemonte si muove come se fossimo nel secolo scorso. Per il comparto degli aggregati per le costruzioni e le infrastrutture, cioè sabbia e ghiaia, se il fabbisogno calcolato su quanto estratto negli ultimi 10 anni è pari a 63 milioni di metri cubi, nei prossimi 10 (la vigenza del PRAE) saranno autorizzabili ben 101 milioni di metri cubi, esclusi i volumi già autorizzati e non ancora scavati che ammontano a circa 95 milioni di metri cubi, per un totale, quindi, di 196 milioni. Il triplo degli ultimi 10 anni.
Cosa può giustificare questi numeri? Forse un piano di opere pubbliche stratosferico? O la costruzione di intere nuove città? – conclude Ravetti – Nulla di tutto questo: il Piemonte registra un calo demografico e, in questa fase, l’attività edilizia è orientata alle ristrutturazioni. La verità è che si vuole vanificare la pianificazione, facendo in modo che ogni richiesta delle imprese sia accolta. Invece di limitare il consumo di una risorsa finita e agganciarla ai bisogni reali dell’economia si rinuncia a svolgere il ruolo di mediatori dei diversi interessi per assecondarne uno solo: quello privato”. L’assessore regionale Andrea Tronzano ricorda che “le cave non comportano un consumo di suolo irreversibile e il Piemonte è maestro nella rinaturazione (nuovi boschi, parchi, laghi, altro) delle cave che hanno esaurito il loro compito. Nel Prae sono presenti prescrizioni precise a proposito della conservazione dei terreni agricoli e i nuovi volumi (previsti nei prossimi 10 anni) vengono autorizzati solo se quelli esistenti sono in via di esaurimento. Inoltre, il Pnrr è una variabile importante perché prevede infrastrutture e quindi vedremo se al mercato serviranno nuovi volumi. Questo noi dobbiamo prevederlo per evitare che le opere non si possano realizzare per mancanza di materia prima. Infine, abbiamo coinvolto tutti i sindaci e le province nella discussione. Oltre a questa condivisione gli enti locali hanno 60 giorni di tempo per eventuali controdeduzioni (fino al 20 febbraio 2023)”.