I cinghiali proliferano così la Provincia ha approvato un regolamento che prevede l’abbattimento attraverso piani di controllo da attuare per tutto l’anno, quindi accanto al periodo di caccia tradizionale. “In particolare – scrive la Provincia nel documento approvato dal presidente Gianfranco Baldi – le azioni programmate dovranno essere intensificate nel periodo invernale e a inizio primavera mentre l’abbattimento individuale potrà essere attuato con regolarità per tutto l’anno. Si sottolinea l’importanza della contemporaneità degli interventi su tutto il territorio, aree protette comprese, al fine di evitare che alcune zone diventino rifugio per i cinghiali. Durante la stagione venatoria è opportuno svolgere l’attività prevalentemente nelle aree protette e nelle giornate concomitanti con l’attività venatoria al fine di svolgere un’azione di irradiamento e in sinergia con i cacciatori”. Il regolamento non piace agli enti gestori delle aree protette e dei siti della Rete natura 2000, siti di importanza comunitaria (sic) e zone di protezione speciale (zps) istituiti dall’Unione europea per tutelare singole specie di animali e habitat.

Lo Scrivia nel Tortonese

Le Aree protette del Po vercellese-alessandrino hanno infatti scritto alla Provincia chiedendo di rivedere il regolamento. Il Parco gestisce diversi sic, tra cui il Basso Scrivia e il Greto dello Scrivia, entrambi nel Tortonese, oppure il Ghiaia Grande del fiume Po, vicino a Pontestura. Dario Zocco, direttore dell’ente, spiega: “Abbiamo segnalato che per attuare questo piano nei sic serve una valutazione di incidenza, cioè uno studio che dica quali siano le conseguenze di questi interventi per le altre specie. Intervenire nel periodo primaverile, per esempio, con la braccata o utilizzando i fari durante le ore notturne, significa mettere a rischio altri animali, alcuni tutelati, soprattutto nel periodo primaverile, durante la nidificazione. Alcune di queste aree – continua Zocco – oltretutto sono meta di importanti rotte migratorie di alcuni tipi di uccelli, da proteggere in base alle disposizioni del ministero dell’Ambiente e dell’Ue”. Il direttore evidenzia infine come le tecniche maggiormente impiegate in questi casi di abbattere il cinghiale, come la braccata, siano poco efficaci: meglio utilizzare le gabbie per la cattura, come prevedono i piani di controllo attuati nei parchi. Le presunte “anomalie” del piano di controllo del cinghiale riguardano anche le Aree protette dell’Appennino Piemontese.