Stop al piano di abbattimento dei cinghiali. A marzo la Provincia aveva approvato l’intervento che prevedeva il contenimento della specie per tutto l’anno, anche nelle aree protette ma il Tar ha sospeso il provvedimento in base al ricorso proposto dalle associazioni animaliste Earth e Associazione vittime della caccia. L’intervento era partito ad aprile ma ora le doppiette dovranno fermarsi. Una questione formale, sollevata dai ricorrenti, è stata considerata legittima dai giudici: la Provincia doveva, prima di approvare il piano, richiedere, come prevede la legge, un parere all’Ispra (l’istituto superiore per la ricerca ambientale), invece ha tenuto conto del parere rilasciato nel 2013, quando l’amministrazione provinciale approvò il regolamento per l’attuazione del piano di controllo del cinghiale per il quinquennio successivo.
Ora la delibera con cui il presidente della Provincia, Gianfranco Baldi, aveva approvato il piano, è sospesa almeno fino a novembre, quando il Tar discuterà il ricorso nel merito, a meno che la Provincia non impugni al Consiglio di stato la sospensiva. Di fatto, dopo il piano di abbattimento dei caprioli (da mille esemplari) anche per il cinghiale il ricorso allo stesso metodo è naufragato, nonostante le richieste delle associazioni agricole di cercare di contenere i danni alle coltivazioni, risarciti dalla collettività. Le associazioni animaliste da sempre sostengono che il problema è a monte: “I cacciatori non hanno alcun interesse a eliminare del tutto i cinghiali: la caccia determina una maggiore prolificità, dall’altra vengono ancora questi animali allevati nelle aziende faunistico-venatorie”.