Sono quattro le De. Co che il Comune di Serravalle Scriva ha attribuito ad altrettanti prodotti di eccellenza del paese.

Dopo le Do.Co, assegnate negli anni precedenti alla farinata e alla panissa prodotti da “La Farinata dal 1954” (via Berthoud 106), ai baci di Libarna e al pandolce di San Martino al Gavi Docg prodotti dalla “Pasticceria Carrea” (via Berthoud 85), mercoledì 11 dicembre, una Commissione ha affidato il prestigioso riconoscimento ai Grissini Mersoni.

La nascita della De.Co si deve al noto gastronomo Luigi Veronelli che, nei primi anni ’90 del secolo scorso, ebbe l’intuizione di promuovere e valorizzare le produzioni di nicchia, esclusive di un comprensorio comunale. I grissini sono un prodotto della tradizione che a Serravalle rappresentano una specialità. Presente sulle tavole ormai da alcuni secoli è molto diffuso anche nel territorio del novese con diverse varianti. La versione particolare che si trova a Serravalle Scrivia è realizzata dal Forno Mersoni, la cui titolare Chiara Bagnasco dal 2022 sta dando continuità alla tradizionale ricetta di Marta Mersoni, che a sua volta aveva raccolto le redini e tutti i “segreti” del forno annesso alla storica bottega di alimetari serravallese “Giacomo Albinio”, attivo da inizio del ‘900, passato poi alla gestione delle figlie Angela e Gaetana Albinio, le quali negli anni avevano assunto come giovane commessa proprio Marta Mersoni diventandone successivamente titolare. Nel 2004, Marta Mersoni trasferì l’attività del forno e del negozio in Piazza Fausto Coppi, dove si trova attualmente. Questi grissini vantano quindi oltre un secolo di storia. Mantenendo la forma classica del grissino, quelli Mersoni di Serravalle si presentano leggermente più spessi e fatti con farina, olio di oliva, acqua, lievito, sale.

 Il territorio del novese ha un’altra nuova Do.Co, quella assegnata al Salame Greco Dolce di Borghetto Borbera. A stabilirlo una commissione, composta da rappresentanti delle istituzioni. Presenti all’incontro il vice sindaco di Borghetto, Giovanni Moro, lo storico Vittore Cosola, Chiara Bagnasco del panificio Mersoni e Francesco Basile, oltre al vice presidente dell’Associazione Commercianti Francesco Basile, Iudica Dameri presidente di Libarna Arteventi. Stefano Vitiellodell’Ufficio del Commercio, Roberto Magrì dell’Area Servizi alla Comunità e Barbara Gramolotti del Distretto del Novese, promotrice del progetto.

Sull’origine dei grissini, uno dei prodotti gastronomici torinesi e piemontesi più famosi, si intrecciano storia e leggenda. La prima daterebbe la nascita intorno alla seconda metà del ‘300, quando il pane non si vendeva a peso ma ad ogni unità corrispondeva un soldo; a causa dell’inflazione che colpì il Piemonte, la “grissia” (forma di pane) divenne man mano sempre più leggera e sottile, fino a trasformarsi nel “ghersin” (piccola grissia). La seconda versione, più leggendaria, sarebbe legata a Vittorio Amedeo II duca di Savoia, cagionevole di salute e a cui il medico di corte avrebbe prescritto una dieta a base di pane friabile e ben digeribile. Il panettiere ducale Antonio Brunero, dopo vari tentativi avrebbe così realizzato la ricetta originale del grissino. Il grissino ha sempre avuto un grande successo anche presso i nobili.  Il re Carlo Felice ne era ghiotto e lo mangiava a teatro; presso le Corti europee, les petits bâtons de Turin” veniva degustato con curiosità; nella Francia di Luigi XIV si tentò di imitarlo, facendo arrivare a Parigi due artigiani torinesi, ma l’acqua e l’aria della Senna non erano buone come quelle del Po e i risultati furono modesti; Napoleone inviava invece regolarmente dei corrieri imperiali a Torino per rifornirsi del “ghersin”, perché sembra fosse di sollievo alla sua ulcera.