Centocinquanta incidenti in sei mesi causati dalla fauna selvatica. Un dato identico a quello del 2018 quello riferito al primo semestre di quest’anno per la nostra provincia, reso noto oggi ad Alessandria, in Prefettura, nella riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, che aveva all’ordine del giorno proprio il problema dell’aumento dell’incidentalità stradale provocata dall’attraversamento di animali selvatici, come caprioli e cinghiali. La Regione, con il neo presidente Alberto Cirio, aveva chiesto ai Prefetti piemontesi di convocare delle apposite sedute dei Comitati, in cui fare il punto della situazione e individuare le soluzioni, che, pur nel rispetto degli animali, garantiscano l’incolumità dei cittadini. Ad Alessandria, per la Regione, c’era il vicepresidente Fabio Carosso, oltre al Prefetto, Antonio Apruzzese, al Questore e a tutti gli altri componenti del comitato. Dalla riunione, spiegano dalla Regione, “sono emersi dati preoccupanti circa la sicurezza della circolazione nella provincia: nel 1° semestre del 2019 si sono verificati circa 150 incidenti provocati da fauna selvatica, lo stesso numero registrato nell’intero anno 2018”.
“Le cifre sono allarmanti – ha dichiarato Carosso – e la questione deve essere affrontata con una certa incisività. Non parliamo solo di abbattimenti, ma di metodi alternativi, sostenibili, che riescano però a limitare i numeri degli animali presenti sul territorio. Si potrebbe, ad esempio, pensare a una collaborazione con l’Università di Veterinaria di Torino, per individuare dei metodi anticoncezionali di contenimento delle specie, già sperimentati con successo in altri Stati”. Nel frattempo le forze dell’ordine alessandrine si sono impegnate a realizzare una mappatura del territorio, per individuare i luoghi e le dinamiche degli incidenti, per fornire ai decisori politici degli elementi per assumere le necessarie misure. “Quando avremo un quadro completo di tutte le province – ha concluso Carosso – saremo in grado di studiare le azioni più opportune ed eventualmente di chiedere l’intervento del livello nazionale”.