Fermi i lavori post alluvione a causa del coronavirus.

Sul versante del Forte cantieri bloccati dalla pandemia. Le imprese non riescono a garantire la sicurezza per i lavoratori. Gli abitanti: “Ottobre non è così lontano, temiamo altri guai in caso di maltempo”.

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Da oltre un mese l’attività era ridotta per altri motivi, ora è arrivato l’allarme coronavirus a fermare del tutto i lavori di sistemazione post alluvione della collina del Forte di Gavi. Sul versante, da dove, a ottobre, sono cadute circa quindici frane che hanno interessato il rione di Monserito e le case di via Garibaldi, piazza Dante e via Barbieri, devono essere realizzate barriere verticali e orizzontali in metallo a difesa delle abitazioni, sin dal 2014 oggetto di ordinanza di sgombero in caso di allerta meteo arancione. “E’ impossibile – spiegano dalla Terra.con di Poirino, una delle imprese incaricate – garantire la sicurezza agli operai. Innanzitutto, non troviamo nessuno a Gavi che dia da mangiare e dormire e solo durante il viaggio, con un solo furgone, i dipendenti devono viaggiare troppo vicini, quindi senza rispettare le norme sul coronavirus. Questo al di là di quanto prevede l’ultimo decreto”. Soprattutto, l’impresa torinese teme le conseguenze in caso di infortunio: “Se un operaio si fa male diventa difficile, in questo momento, pensare di portarlo in ospedale”. La Terra.con ha inoltre bloccato gli ordini per la fornitura delle barriere metalliche, fabbricate in Svizzera. “Non potremo fare nulla – dicono ancora dalla sede di Poirino – almeno fino al 4 aprile, tranne gli interventi di urgenza in caso di piogge intense, per i quali restiamo ovviamente disponibili.

Ruspe al lavoro sopra il rione di Monserito

In questo caso verremo a Gavi anche con più furgoni per garantire la sicurezza dei dipendenti e poter lavorare”. I mezzi della Terra.con resteranno a Gavi in attesa di riattivare i cantieri. Dallo scorso autunno l’impresa ha eliminato il materiale franato, ammassato davanti al cimitero di Gavi, e avviato in alcune zone del versante la costruzione delle fondazioni per la posa delle barriere metalliche. Lo stop all’attività della Terra.con impedisce, tra l’altro, l’avvio di un altro cantiere da parte di un’altra impresa, incaricata di realizzare un’ulteriore barriera. Chi abita in Monserito, come Massimo Gualco, ricorda che “già a gennaio è stato fatto poco, poi il mese successivo in generale, sul versante, in sostanza nulla. Ci sono stati dei fermi per questioni tecniche e poi per la pioggia e adesso è arrivata pure l’emergenza legata al coronavirus. Il risultato quindi è che siamo ancora in pericolo. A causa dei lavori, oltretutto, vicino alla mia abitazione alcuni scarichi sono stati tappati e la legna tagliata è ancora al suo posto. Nella mia proprietà una vera messa in sicurezza non c’è ancora e il fango sceso nel mio cortile dai terreni di proprietà comunale me lo sono tolto da solo insieme ai miei familiari. Intorno, – conclude Gualco – c’è ancora molto materiale da eliminare e ottobre, ormai il mese delle alluvioni per Gavi e non solo, non è poi così distante”.