AGGIORNAMENTO:
Questa mattina, 3 luglio, il Comune di Carrega ha provveduto a fare liberare la carreggiata della SP147 nel rispetto dell’ordinanza sindacale n°7. I blocchi di cemento sono stati spostati per permettere, in caso di emergenza, il transito dei mezzi di soccorso. I cancelli sono però sempre chiusi, come spiega il Comune, come da ordinanza provinciale e nel rispetto della decisione del prefetto. La viabilità rimane quindi interrotta.
“Carrega non è isolata“. Parole del presidente della Provincia, Luigi Benzi, pubblicate dal quotidiano La Stampa. L’esponente di Fratelli d’Italia getta ancora benzina sul fuoco nei confronti degli abitanti, che devono subire la chiusura della strada 147 dal 16 luglio dopo essere rimasti isolati dal Piemonte per 2 anni tra il 2022 e il 2024 a causa della frana, con enormi disagi proprio a causa dell’isolamento dal Piemonte.
La Provincia ha affidato i lavori per sistemare le reti paramassi sul versante e i sensori ma di riapertura e breve termine non si parla ancora, almeno fino a domani, 4 luglio, giorno del tavolo in prefettura richiesto dal sindaco, Luca Silvestri.
La strada provinciale è stata chiusa nuovamente dalla Provincia con blocchi di cemento che da subito il sindaco ha ordinato di rimuovere ma da palazzo Ghilini nulla si è mosso. Così, oggi, 3 luglio, è probabile una nuova ordinanza per permettere almeno ai mezzi di soccorso di transitare. In caso di emergenza, in presenza dei blocchi, i soccorsi possono arrivare solo dalla Liguria impiegando un’ora in più, che può essere fatale.
Intanto, un cittadino di Carrega, ha scritto proprio a Benzi (prima di conoscere le sue ultime dichiarazioni):
“Da un umile e privato cittadino, alle Autorità competenti,
Provincia di Alessandria – Regione Piemonte – Ministeri interessati
Da oltre tre anni Carrega Ligure è di fatto isolata. La frana sulla SP 147 ha spezzato non solo una strada, ma il diritto alla mobilità, alla sicurezza e alla dignità di un’intera comunità.
Da maggio 2022 i miei concittadini sono costretti a transitare fuori regione, passando dalla Liguria, per raggiungere i più basilari servizi. Ambulanze, corrieri e lavoratori subiscono disagi quotidiani inaccettabili in un Paese che si definisce civile. Nonostante i proclami, nessuna soluzione stabile è stata attuata. Si naviga a vista tra riaperture temporanee, sensori non funzionanti, ordinanze contestate e silenzi istituzionali.
Nel frattempo, si parla di fondi, progetti, promesse. Ma ciò che si concretizza è il fallimento, soprattutto per chi – come le imprese nate col bando “Borghi” – oggi rischia di morire soffocato. A ciò si aggiunge l’amarezza nel constatare che, mentre il nostro territorio viene dimenticato, si continuano a investire soldi pubblici in infrastrutture inutili, simboli di spreco e inefficienza, spesso concepite lontano dai reali bisogni delle persone.


Un esempio facile? 20 milioni alla Fondazione post-olimpica, altri 10 per strutture semi-inutilizzate dopo Torino 2006: risorse svanite nel nulla, che avrebbero potuto sistemare decine di strade franate come la nostra. Dietro a questa strada chiusa ci sono persone vere, vite che continuano nonostante tutto. C’è una ragazza in dolce attesa, già madre di un bambino piccolo. Il suo compagno, ogni giorno, è costretto a “attraversare mari e monti” per raggiungere il lavoro. I tempi di percorrenza, assurdi e sproporzionati, gli impediscono di passare tempo con la propria famiglia.
E in questo scenario quasi surreale, questa giovane donna trova conforto solo in ciò che le resta di socialità: un telefono e un’app. TikTok. Lì è riuscita, contro ogni ostacolo, a costruirsi una piccola finestra sul mondo. Un tempo aveva 100.000 follower, ora – dopo aver dovuto rifare il profilo – è tornata a oltre 50.000, segno di una voce che merita di essere ascoltata. Eppure, questa voce resta imprigionata in una valle dimenticata, ignorata da chi dovrebbe proteggerla. Se foste al loro posto, se doveste ogni giorno attraversare frane, sterrati e confini solo per andare al lavoro o ricevere un’ambulanza, continuereste a tacere?
Loro, e io, non possiamo più farlo. Non è solo una questione tecnica, è una vergogna politica e una responsabilità civile che chi governa non può più ignorare. Chiediamo: • un impegno urgente, pubblico e vincolante per la riapertura sicura della SP 147; • la definizione di una soluzione strutturale definitiva (come la galleria proposta); • trasparenza sull’uso dei fondi pubblici e responsabilità sui ritardi. Carrega Ligure non chiede privilegi. Chiede ciò che spetta a ogni cittadino: rispetto, ascolto e azione.
E, se queste non arriveranno, sapremo come farci sentire”.
In fede, Massimiliano