I giudici rinviano ancora mentre la Riccoboni può andare avanti nell’allestimento della discarica di Sezzadio mettendo a rischio, secondo gli oppositori, la falda acquifera che alimenta gli acquedotti. Succede che il Tar Piemonte ha deciso di non decidere sui tre ricorsi distinti presentati nel 2016 dai Comuni di Sezzadio, da Acqui Terme e Strevi e da Cassine, Castelnuovo Bormida e Rivalta Bormida. Chiedevano tutti di annullare il decreto dell’allora presidente della Provincia, Rita Rossa, che autorizzava la discarica di cascina Borio, a Sezzadio. L’ex sindaco di Alessandria aveva emanato il provvedimento a seguito della sentenza del Tar datata 2015: i giudici avevano accolto il ricorso della Riccoboni contro il no della Provincia all’impianto, risalente all’anno prima, e imposto all’amministrazione provinciale di rivedere il suo giudizio. Cosa che avvenne. Il Tar all’epoca era entrato nel merito delle valutazioni tecniche sostenendo, contrariamente a quanto stabilito dalla conferenza dei servizi, che l’esito dell’iter della discarica doveva essere positivo e non negativo.

Una sentenza che il Comune di Sezzadio all’epoca ha appellato davanti al Consiglio di Stato il quale, dal 2015, non si è ancora pronunciato nel merito del ricorso. Così, il Tar ora vuole attendere i giudici romani prima di esprimersi, accogliendo l’istanza formulata dagli avvocati della Riccoboni e della Provincia. Nell’ordinanza, il tribunale amministrativo ricorda che la Provincia nel 2016, nell’autorizzare la discarica, aveva stabilito che nel caso in cui il Consiglio di Stato accogliesse l’appello di Sezzadio “il decreto presidenziale autorizzativo dovrà ritenersi automaticamente caducato, essendo detto provvedimento un mero atto di ottemperanza della sentenza del 2015”. Non è dato sapere entro quanto si pronuncerà il Consiglio di Stato sul ricorso presentato cinque anni fa. La Riccoboni, come si diceva, prosegue nei lavori all’interno della ex cava di cascina Borio mentre il conferimento dei rifiuti resta ancora bloccato dal parere negativo al progetto della tangenziale emanato nel 2016 dalla Commissione paesaggistica locale e mai impugnato dall’azienda.