Il Terzo valico dei Giovi sotto la lente di ingrandimento del neo ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, esponente dei 5 stelle, che ha deciso di valutare attentamente tutte le Grandi opere avviate dai governi precedenti. Lo ha dichiarato nei giorni scorsi a Torino, dove ha inaugurato il Salone dell’auto. Nella sua prima uscita pubblico da ministro, Toninelli ha detto: “Il mio obiettivo è analizzare costi e benefici di tutte le opere e quelle che saranno necessarie e buone per i cittadini dovranno essere concluse, soprattutto quelle già iniziate. Invece, per quelle che avranno un rapporto tra costi e benefici non a vantaggio della popolazione dovremo analizzare e valutare nel dettaglio come agire”. Nel 2013, a Voltaggio, Marco Ponti, docente di Economia dei trasporti al Politecnico di Milano e fra i maggiori esperti del settore in Italia, invitato dal Forum dell’alta Val Lemme, ribadì quello che si sapeva da tempo: non esiste un’analisi costi-benefici del Terzo valico. Non ne esiste una valida, per la precisione. Infatti, due anni dopo, nel marzo del 2015, ben cinque mesi dopo la richiesta formulata dai parlamentari del Movimento 5 stelle e a quasi due anni dalla prima promessa del ministro Maurizio Lupi di fornirne copia ai sindaci, l’allora viceministro delle Infrastrutture, Riccardo Nencini tirò fuori dal cassetto l’atteso documento che doveva comprovare (o meno) l’utilità dell’opera.

Il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli

Primo problema: l’autore dell’analisi era lo stesso Cociv, il consorzio incaricato dallo Stato di costruire l’opera, quindi tutt’altro che un soggetto autorevole e indipendente. Non solo: il documento risaliva al 2003 e stabiliva che nel 2010 le linee ferroviarie tra Genova e il Nord sarebbero state sature di merci, cosa che non è avvenuta. Un documento basato quindi su dati e analisi sbagliate, situazione che non ha spinto i precedenti governanti a impedire il via ai lavori, dieci anni dopo: tutti hanno chiuso gli occhi, sindaci (tranne rare eccezioni) compresi. C’è chi ricorda come tutti i precedenti progetti del Terzo valico, risalenti agli anni Novanta, erano stati tutti bocciati dalla commissione di Valutazione di impatto ambientale del ministero dell’Ambiente. L’ok è arrivato solo grazie alla legge Obiettivo del governo Berlusconi, che ha eliminato quasi tutte le verifiche sull’impatto dell’opera e che non è mai stata abrogata dal centrosinistra. Il consigliere regionale Paolo Mighetti e il consigliere comunale novese Fabrizio Gallo (entrambi M5s) hanno già annunciato da settimane che l’obiettivo del governo è “rivedere l’opera nel suo complesso partendo da una seria analisi costi-benefici che sicuramente mostrerà tutti i limiti di questo progetto”. Sul futuro del Terzo valico pesa anche la richiesta della Lega, l’altro partito al governo, di ripristinare nel progetto lo Shunt, la deviazione verso Alessandria, eliminata su richiesta del Comune di Novi Ligure a dicembre dal governo Gentiloni per far passare i treni in città allo scopo di valorizzare lo scalo merci di San Bovo. I “Padani”, soprattutto i liguri, sono però grandi sostenitori della nuova linea ferroviaria da 6,2 miliardi, che, oltre all’amianto, mette a rischio le sorgenti degli acquedotti e dei corsi d’acqua, senza sapere, ancora oggi, con i lavori avviati, se sia utile o no.