L’assoluzione dall’accusa di reati ambientali nel processo Triangolo ha portato alla revoca delle interdittive antimafia per le società del gruppo Franzosi di Tortona, che ha dato notizia delle decisioni delle prefetture di Alessandria e Pavia, dove hanno sede la Franzosi Cave, la Franzosi Strade e la Franzosi Ambiente. A fine 2021 il tribunale di Alessandria aveva assolto in primo grado Alberto e Giorgio Franzosi, titolari del gruppo, e il loro collaboratore Mauro Caovilla. Dall’operazione Triangolo era emerso un traffico illecito di rifiuti dalla Lombardia e dalla Liguria verso le ex cave del Tortonese, trasformate in aree agricole utilizzando terreni inquinati o comunque non adatti a quella destinazione. A processo era finiti in 19, di cui 8 condannati. La sentenza è diventata definitiva dopo che nessuno l’ha impugnata. Oltre ai titolari, furono scagionate anche le tre società del gruppo tortonese, che nel 2015 erano state oggetto di interdittive antimafia poiché, secondo quanto emerso dalle indagini, erano emersi legami con Francesco Ruberto, noto imprenditore tortonese del settore edile legato, secondo i giudici, a soggetti quali Giuseppe Morgante, Aldo Gaglianò, Carmine Giuseppe Verterame, Calogero Sendi, Antonio Tepaldi, esponenti di spicco della ‘ndrangheta calabrese. Per le tre aziende del gruppo scattò il blocco dei contratti pubblici come la fornitura di ghiaia per il cantiere del Terzo valico di Voltaggio.
Le interdittive vennero impugnate ma sia il Tar che il Consiglio di Stato le ritennero legittime ma con l’assoluzione i provvedimenti prefettizi sono stati revocati. Per il gruppo Franzosi il processo Triangolo ha riguardato la cava Viscarda di Sale, bonificata dagli imprenditori tortonesi durante il procedimento penale, al termine del quale il giudice ha stabilito che non sono emerse nè intercettazioni telefoniche né altri elementi che abbiano dimostrato un ruolo dei Franzosi nella gestione della cava Viscarda, affidata al vogherese Sandro Gandini, condannato. “L’intera caratterizzazione della cava – sostiene il gruppo Franzosi -, effettuata sotto la supervisione di NOE, Provincia, ARPA e Comune di Sale, è stata realizzata su di una superficie di circa 20 ettari, con oltre 3 km di scavi ad una profondità di 5 metri, prelevando oltre 300 campioni di terreno sottoposto ad analisi. Alla fine del campionamento è risultato che meno dello 0,5% (e cioè il 5 per mille) delle terre utilizzate per il ritombamento presentavano valori non conformi al sito di utilizzo, di destinazione agricola. Si trattava di terre non inquinate e che avrebbero comunque potuto essere utilizzate per realizzare, ad esempio, aree verdi in centri commerciali o in siti produttivi. Non vi è mai stata quindi una minaccia per la salute pubblica, né è mai stato provocato alcun danno ambientale”.