Nel 2022 la Provincia ha abbattuto circa 1.300 cinghiali ma nella zona infetta il mancato avvio degli abbattimenti sta creando grossi disagi. Come emerge dalla petizione che circa 80 abitanti di Ponzone, nell’Acquese, hanno inviato alla Regione e alla Provincia, la recinzione installata nei mesi scorsi in molti Comuni per contenere la Peste suina, sta favorendo la concentrazione degli ungulati in determinate zone, provocando danni ancora più ingenti alle coltivazioni, disagi al traffico e sensazione di pericolo per la popolazione, che nota gli animali sempre più vicini alle case. Questo perché, contrariamente a quanto annunciato nei mesi scorsi dal commissario per l’emergenza Pesa, Angelo Ferrari, e dalla Regione, gli abbattimenti non sono partiti neppure dove la recinzione è installata. I cinghiali in molti casi riescono a sfondare la rete, per la quale è prevista una spesa di 17 milioni di euro, ma in sostanza si vedono costretti all’interno della barriera, situazione che, come viene evidenziato nella petizione, favorisce anche la loro proliferazione. Il contenimento in zona infetta, costituita da 114 Comuni in territorio alessandrino e ligure, non è iniziato il 2 ottobre scorso come calendarizzato dalla Regione: i cacciatori, chiamati a svolgere gratuitamente questo compito, chiedono di potersi tenere i cinghiali abbattuti sani. Impossibile, secondo il commissario, per il rischio di diffondere il virus portando all’esterno le carni. Così, nei Comuni delle tre province tra Liguria e Piemonte interessati dalla zona infetta non si spara ai cinghiali dall’inizio di gennaio. L’uso delle gabbie, tentato la scorsa estate, per catturare gli animali e poi abbatterli, fa notare il sindaco di Ponzone, Fabrizio Ivaldi, si è rivelato un fallimento. Per questo, i sindaci, come è emerso nel Consiglio provinciale della scorsa settimana, chiedono di avviare prima possibile gli abbattimenti, come è avvenuto nelle zone libere, in questo caso da parte delle guardie venatorie provinciali e dei tutor.