Nulla da fare: la stagione turistica nel Gorzente è compromessa anche nella prossima estate, come già nel 2024, e per rivedere pesci e anfibi si dovrà aspettare chissà fino a quando. Durante l’assemblea di venerdì a Lerma, voluta dal Comitato Difesa Gorzente e Piota, alla presenza di Regione, Provincia, Aree protette dell’Appennino Piemontese e vari sindaci, è emersa la rabbia dei cittadini nei confronti di Iren, che ora cerca di correre ai ripari, seppure tardivamente, impiegando più mezzi e personale nel cantiere della diga della Lavagnina, a Casaleggio Boiro, riaperto il mese scorso per sistemare lo scarico di fondo. Proprio a maggio è ripreso anche il massiccio sversamento di fango e materiali nell’alveo del Gorzente, dove già nel 2024 l’Arpa aveva rilevato un’alterazione dell’habitat dei pesci. Un problema ammesso dalla stessa Iren, secondo la quale nei prossimi mesi difficilmente potranno essere ripristinate completamente le condizioni ambientali del torrente. Il tutto all’interno del zona di protezione speciale (zps) “Capanne di Marcarolo”. Iren ha anche ricordato l’importanza dei lavori in questione dal punto di vista della sicurezza della diga, “aspetto che prevale su ogni altro”, e che gli sversamenti di materiale sono inevitabili con interventi del genere. “Entro i primi dieci giorni di agosto – hanno detto i tecnici – il rilascio dei materiali si dovrebbe concludere, se il meteo consentirà di lavorare.
Ci sarebbero però anche da rispettare le prescrizioni delle Aree protette ma su questo nulla è stato detto: la colpa di tutto è stata attribuita al maltempo del 2024, con 160 giorni di pioggia che hanno impedito di lavorare. L’obiettivo della società e anche di alcuni enti coinvolti è “tirare una riga sul passato“ ma la presidente del circolo Legambiente Ovadese, Michela Sericano, non ci sta e ha annunciato una class action contro Iren, avviando la raccolta firme a fine serata. Il circolo nel 2024 e di recente aveva anche presentato due denunce al ministero dell’Ambiente mentre l’alterazione dell’habitat della zps è finita all’attenzione della Commissione Ue grazie all’interrogazione presentata dall’europarlamentare Gaetano Pedullà. A Lerma c’è stato anche chi ha ricordato l’indagine del ministero dell’Ambiente su quanto avvenuto nel 2024, ancora in corso. Iren ha promesso il suo impegno per il ripristino del laghetti a valle della diga, a suo dire ripuliti dalle piene del torrente dello scorso autunno ma dal pubblico il guardia parco Germano Ferrando, che nel 2024 lanciò l’allarme sui social su quanto stava avvenendo, ha replicato che nel lago delle Tine ci sono ancora 9 metri di ghiaia arrivati dalla Lavagnina depositati sul fondo.
Il presidente del comitato, Enzo Travaglia, ha reso noti i dati dei rilievi nelle acque eseguiti dalle Aree protette su indicazione dell’Arpa: “Ci sono 2300 milligrammi di fango per litro contro i 250 previsti. L’habitat ittico è sempre compromesso e sarà impossibile ripopolare quest’anno”. Iren ha però contestato il metodo di controllo delle acque: “Non vanno fatti sotto la diga ma a un chilometro”.