Il lago della Lavagnina a Casaleggio Boiro, svuotato.
Riceviamo e pubblichiamo:
I recenti fatti che hanno interessato l’Ente di Gestione delle Aree Protette dell’Appennino Piemontese, con particolare riferimento alla vicenda della diga della Lavagnina, hanno messo in luce numerose e marcate criticità a livello gestionale ed operativo, come emerso anche dalle recenti sedute del Consiglio e da alcuni articoli, non smentiti, pubblicati sui giornali locali.
Pare ormai assodato che nessun guardiaparco né tecnico abbia effettuato o sia stato inviato ad effettuare sopralluoghi o verifiche relativamente a quanto è avvenuto nell’arco di settimane (e non repentinamente e in poche ore) al Lago della Lavagnina e nel tratto di torrente Gorzente a valle dello stesso.
Si rammenta, benché siamo certi che questo aspetto sia più che noto, che l’area in questione è inclusa in un’area della Rete Natura 2000 gestita dall’Ente – Aree protette, il quale deve garantire il raggiungimento degli obiettivi di conservazione degli habitat e delle specie che caratterizzano l’area stessa nell’ambito di un uso sostenibile delle risorse.
Sorgono spontanee alcune domande, anche a fronte di recenti dichiarazioni riprese dalla stampa:
• cosa è stato fatto dall’Ente Aree protette dell’Appennino piemontese?
• Quali misure sono state adottate per porre fine, o quantomeno limitare, il fenomeno di
inquinamento delle acque a valle dello sbarramento?
• Sono state intraprese attività di monitoraggio per quantificare la variazione dello stato dei
luoghi, documentare il danno ambientale, rilevare l’impatto su habitat e specie ai fini di
rendicontazione e gestione di RN2000, e definire strategie di ripristino?

L’ente pare essersi dimostrato carente anche riguardo alla trasparenza e alla comunicazione, con limitate spiegazioni alla cittadinanza e difficile trasmissione di documentazione al Consiglio. Sembra, infine, che la lettera da inviare a IREN per ottenere una relazione sul suo operato nel cantiere della diga sia rimastaincredibilmente “nel cassetto” del presidente.

Non possiamo che esprimere profonda preoccupazione e rammarico nel constatare il difficile periodo che l’Ente Aree protette, punto di riferimento per la gestione e la conservazione di habitat e specie, sta attraversando.
Tutto ciò considerato, si richiede un significativo cambio di passo nella gestione dell’Ente, sia da parte degli organi politici sia tecnici, al fine di riacquisire quella credibilità e serietà che sembrano perdute, di ritornare ad avere il ruolo di spicco che questa prestigiosa istituzione merita, e, infine, di prevenire i possibili impatti futuri (anche a fronte delle attività già programmate di svuotamento del Lago Lavezze, come da tempo rilevato dal Sindaco di Bosio) nonché di adoperarsi per il ripristino del lo stato dei luoghi a valle della diga della Lavagnina.
Francesco Saverio Fera
(Presidente Circolo Legambiente Val Lemme)