Il commissario Angelo Ferrari

A un anno e pochi giorni dalla scoppio dell’emergenza Peste suina africana, Cia mette in dubbio il ruolo del commissario straordinario nominato dal governo a febbraio dello scorso anno, Angelo Ferrari. “E’ stato nominato un commissario – è stato detto in conferenza stampa a Genova – ma di fatto senza il potere effettivo di operare. Se rimane così la figura del Commissario non serve a nulla”. La Cia ricorda che un anno dal primo caso scoperto a Ovada, “siamo nel pantano. Nessun abbattimento, nessuna risorsa. E soluzioni abbozzate e inconcludenti che fanno riferimento a dati indecifrabili se non contraddittori. Nella stagione 2022/2023 i piani PRIU regionali prevedono che vengano abbattuti 50.000 cinghiali in Piemonte e 38.000 in Liguria. “E’ un obiettivo impossibile da raggiungere – è stato detto – visto che ad oggi nella zona rossa è stato abbattuto un numero di capi irrisorio rispetto agli obiettivi e non sono state messe a punto neppure le battute di caccia. Le aziende vivono una situazione surreale: gli agricoltori continuano a subire danni dai cinghiali, gli allevatori hanno dovuto abbattere i suini (6499 maiali macellati in Piemonte, 286 in Liguria macellati: tutti sani) e ad oggi non hanno visto un quattrino per il danno subito anche rispetto all’impossibilità di reintroduzione degli animali in allevamento, ancora bloccato visto il protrarsi dello stato di emergenza”. I dati, secondo la Cia, “sono impietosi. E confusi. Il numero totale (sottostimato) dei cinghiali è di 104.816 in Piemonte, in Liguria tra i 35.000 e i 56.000: due dati a dir poco sorprendenti per l’inusuale precisione da una parte e per la “forchetta” amplissima dall’altra.

La conferenza stampa di Cia a Genova

Nella Zona Rossa le regole che hanno imposto hanno portato ad uno “sciopero” dei cacciatori che non hanno nessuna convenienza a fare le battute di caccia. Risultato: nella parte della Zona Rossa soggetta a maggiori restrizioni per le possibilità di infezioni, in Liguria sono stati abbattuti solo 98 capi, in Piemonte 346”. Inoltre, “non esiste una “logistica” della gestione delle carcasse. Di fronte ad un obiettivo di depopolamento di quasi 90.000 capi, si sarebbe dovuto mettere in piedi un coordinamento stretto tra tutti i soggetti coinvolti, per realizzare un’organizzazione strutturata – con celle, luoghi di lavorazione e laboratori – per gestire il sistema di smaltimento e le diverse situazioni di carni infette o sane. “La recinzione – sulla cui effettiva utilità abbiamo più di un dubbio – va a rilento: non si hanno certezze di quando l’opera verrà completata in una fase di forte ripresa dei casi”. Cia ricorda che “è stato nominato un commissario ma di fatto senza il potere effettivo di operare. Se rimane così la figura del Commissario non serve a nulla”. Per “uscire dal pantano”, Cia Liguria e Cia Piemonte chiedono: “- Rimborsi immediati per gli allevatori e certezza su quando si potranno riprendere le attività di allevamento sospese – Nuove risorse per coprire i danni subiti dagli agricoltori e gli oneri per i piani di abbattimento; – Certezza su numero e tempistica degli abbattimenti dentro e fuori la Zona Rossa (compreso eventuali sistemi incentivanti); – Chiarimento definitivo dei poteri del Commissario – Revisione delle legge nazionale 157/92 – Adozione del “modello Umbria” che ha liberalizzato l’utilizzo delle gabbie. Un sistema che obbliga chi le adotta a segnalarne la presenza nonché la cattura del cinghiale. E che ha dimostrato un’ottima percentuale di successo”.