Ha mostrato tre bottiglie di Ovada Docg della sua azienda dell’Ovadese e alcuni tralci ai quali ancora erano attaccati i grappoli spolpati lo scorso anno, prima della vendemmia, da caprioli e cinghiali. Italo Danielli, produttore vitivinicolo, ha manifestato così il profondo disagio dei suoi colleghi di fronte al problema dei danni all’agricoltura causati dalla fauna selvatica, situazione che sembra ben lungi dal vedere una soluzione, almeno nell’immediato. Danielli era fra partecipanti dell’incontro che si è svolto ieri mattina a palazzo Ghilini, ad Alessandria, tra Provincia, Regione, associazioni agricole e venatorie, e dice: “Le istituzioni non riescono a trovare adeguate soluzioni al problema ungulati e ho chiesto all’assessore regionale Giorgio Ferrero e al presidente della Provincia Gianfranco Baldi di conservare le bottiglie, in quanto rischiano di essere le ultime prodotte nell’Ovadese. Deve essere trovato un equilibrio. Agricoltura e caccia hanno interessi contrapposti, ma la popolazione numerica dei selvatici è ormai sproporzionata. La politica deve tenere conto delle attività agricole e dell’applicazione delle soluzioni adeguate, concertando gli interessi ai tavoli di lavoro”. Ieri all’ordine del giorno c’era la riduzione al 5% del numero dei cacciatori foranei, cioè provenienti da altre regioni, entrata in vigore di recente. Una norma della Regione dettata dalla volontà di salvaguardare il rapporto tra cacciatore e territorio, visto che la presenza di cacciatori lombardi e liguri in particolare, tra l’altro, non ha portato a una riduzione dei danni all’agricoltura. Di tutt’altro avviso gli enti e le associazioni locali, compresi gli Ambiti territoriali di caccia (Atc), i quali temono una riduzione delle entrate economiche dalle nuove disposizioni di legge e meno affari per le attività economiche del territorio.

Giuseppe Botto (Cia) spiega: “C’è preoccupazione perché i danni prodotti da ungulati sono destinati ad aumentare in quanto si ridurranno i cacciatori. I bilanci degli Atc, che saranno privati di ingenti quote di adesione, avranno difficoltà ad anticipare i risarcimenti dei danni agricoli. Inoltre, conseguirà un’inevitabile riduzione degli ospiti di agriturismi, ristoranti e alberghi, soprattutto nelle zone collinari e montane”. Fabio Boveri, commissario degli Atc dell’Ovadese e del Tortonese, ha proposto di portare al 35% il numero dei cacciatori foranei almeno per la caccia agli ungulati, ipotesi per la quale la Regione, con l’assessore Giorgio Ferrero, si è detta disponibile a rivedere le cifre nell’ambito dell’approvazione della nuova legge sulla caccia. Il problema, ha sottolineato il presidente della Provincia Baldi, sono però i tempi: “Servono soluzioni nel breve periodo, visto che i viticoltori, per esempio, devono potare e chiedono di avere garanzie sul prossimo raccolto. Capisco che ci sono iter da rispettare ma la discussione in Consiglio regionale sulla nuova legge regionale, per esempio, sarà senz’altro sospesa per approvare il bilancio della Regione, e i tempi si allungheranno per forza”. Sul fronte del piano straordinario di abbattimento da mille caprioli, è tutto fermo: “Se non cambia la norma nazionale che impedisce ai cacciatori di prendere parte ai piani del genere non possiamo andare avanti. Oltretutto, in quindici anni il numero dei cacciatori si è dimezzato”. All’incontro hanno preso parte anche i consiglieri regionali Paolo Mighetti, Valter Ottria e Domenico Ravetti.