Le dimissioni del consiglio di amministrazione del Consorzio servizio rifiuti (Csr), annunciate un mese fa, salvo sorprese verranno formalizzate domani sera, lunedì 5 agosto, nell’assemblea convocata nella biblioteca civica di Novi Ligure alle 20,30. Il presidente Fabio Barisione e gli altri membri del cda avevano reso nota la volontà di lasciare la guida del Csr dopo l’assemblea del 2 luglio, quando Tortona presentò la richiesta di prorogare l’avvio del porta a porta spinto, proposto alla quale si accodò anche Novi Ligure. Mentre il centrodestra tortonese cerca una soluzione alternativa che punti comunque a rispettare l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata indicato dalla legge, l’amministrazione a trazione leghista di Novi, si è detta “non contraria al nuovo sistema, ma si rende necessaria una proroga per valutare una serie di criticità connesse all’attuazione pratica del servizio e all’applicazione della tariffa puntuale”, come ha spiegato il sindaco Gian Paolo Cabella nell’ultimo Consiglio comunale rispondendo a un’interrogazione del Pd. Sul già complicato scenario futuro dei rifiuti per i 116 Comuni del Csr arriva però la proposta della Lega novese di realizzare un inceneritore, detto tecnicamente “termovalorizzatore”. Inevitabile immaginare già da adesso dubbi e proteste poiché già quindici anni fa era stato addirittura il Csr, all’epoca guidata da Oreste Soro a proporre l’impianto e la conseguenza fu un dura reazione dei comitati ambientalisti che, relazioni mediche alla mano, parlarono di aumento di sarcomi e leucemie a causa delle emissioni. Il tema è stato lanciato in Consiglio dal consigliere di maggioranza Giacomo Perocchio (Lega), che ha proposto l’attivazione di un “termovalorizzazione” “per scongiurare l’esaurimento delle discariche”.
Perocchio spiega: “L’impianto non sarebbe in contraddizione con la differenziata: il rifiuto indifferenziato che resta dovrà essere smaltito e le nostre discariche presto si esauriranno. Quindi, per evitare di pagare è meglio produrre energia grazie a questi materiali. Oltretutto, la provincia di Asti è “a tappo” con i rifiuti e Biella li porta a Brescia nel termovalorizzatore cittadino. Serve senz’altro una pianificazione regionale poiché è necessario un bacino di almeno un milione di utenti”. Di diverso avviso Lucia Zippo, consigliere dei 5 stelle: “Se si fa la differenziata in maniera corretta l’inceneritore non ha senso poiché non avrebbe abbastanza rifiuti indifferenziati per restare economicamente in piedi. Alla fine, il nostro territorio dovrà importare spazzatura da fuori. C’è poi il problema del rischio emissioni da non sottovalutare. In Consiglio ho notato che anche il Pd si è detto non contrario a questa ipotesi”. A Brescia, dove un inceneritore è attivo da anni, ancora oggi non si placano le polemiche sull’impianto. Secondo la società che lo gestisce, la A2A, i livelli di inquinamento sono bassissimi e questi impianti sono un pilastro dell’economia circolare. Secondo i medici “ingaggiati” dai comitati cittadini, invece, gli inceneritori hanno fatto fallire l’economia circolare e producono un inquinamento che causa forme tumorali. Per Brescia, oltretutto, la conformazione della Pianura Padana, nota per essere un imbuto che trattiene smog e inquinanti, non aiuta, così come sarebbe per Novi, in un territorio, quello della Provincia di Alessandria e della Fraschetta in particolare, dove tumori e altre malattie hanno un’incidenza maggiore che altrove proprio per il livello di inquinamento ambientale.