Immagine di repertorio La ex cava di cascina Viscarda, a Sale
La ex cava di cascina Viscarda, a Sale, uno dei siti sequestrati nel 2015, oggi bonificata

Il dominus del traffico illecito di rifiuti che ha portato a nascondere enormi quantità di rifiuti nelle ex cave del Tortonese poi riutilizzate come terreni agricoli era Sandro Gandini, autotrasportatore di Voghera, condannato con altre sette persone per reati ambientali nel processo Triangolo, concluso ad Alessandria nel dicembre scorso. Il giudice Lisa Castagna ha deposito di recente le motivazioni della sentenza, 360 pagine nelle quali viene delineato il sistema di spostamento dei rifiuti dalla Liguria, dalla Lombardia e dal resto del Piemonte nelle campagne tortonesi, dove operavano anche personaggi legati, come è emerso in altri procedimenti, alla ‘ndrangheta. L’avvocato Alessandro Costa è il difensore della Biogest, società di Bosco Marengo titolare del laboratorio di Novi Ligure sequestrato nel 2015 dalle forze dell’ordine poiché produceva analisi false che consentivano riqualificare le ex cave poi tornare terreni agricoli con materiali “avvelenati” al solo scopo di risparmiare sullo smaltimento. “Il giudice di primo grado – spiega l’avvocato genovese – ha individuato i principali soggetti di questa vicenda. Sulla loro colpevolezza hanno pesato soprattutto le intercettazioni, attivate per un breve periodo ma che hanno spiegato, anche grazie ad appostamenti e pedinamenti, il quadro della situazione”.

Il tribunale di Alessandria

La società Biogest è stata assolta mentre è stata condannata la dirigente del laboratorio di Novi Ligure, Loredana Zambelli, a 2 anni e 8 mesi per “l’illecita condotta di emissione di falsi certificati” a favore di Sandro Gandini, “piegando la propria professionalità a turpi attività”, con grave danno per l’ambiente. Il laboratorio, secondo il giudice, “era asservito ai traffici illeciti dei coimputati” e ha ottenuto un vantaggio economico da tale attività. Come è stato possibile che la società titolare sia stata assolta? Il difensore spiega: “La sentenza parla di “laboratorio asservito” ma non fa riferimento alla società titolare, che aveva rispettato la normativa”. Nel processo l’avvocato ha infatti prodotto un documento relativo a un modello di gestione adottato dalla Biogest sin dal 2011 che ha dimostrato, almeno secondo il giudice di primo grado, l’estraneità rispetto alle condotte della dirigente del laboratorio. Il laboratorio di Novi Ligure e la strumentazione sono stati dissequestrati.

La cascina Aliprandina a Tortona, uno dei siti coinvolti nel processo

Per Gandini, condannato a 4 anni e 8 mesi, la pena più alta poiché, si legge nella sentenza, “gestiva i suoi autisti dicendo loro dove andare a scaricare in modo assolutamente discrezionale e arbitrario, senza fare riferimento alle analisi ma basandosi sulla descrizione del rifiuti fatta al telefono. Una volta realizzato che erano in atto controlli da parte della polizia giudiziaria, si prodigava per ottenere certificati dalla compiacente Biogest, anche mandando ad analizzare due mattoni a caso o un sacchetto di materiale raccolto sul momento, con un chiaro scopo fraudolento”. Gli altri condannati sono Sono Daniela Busi, a capo della Busi Ugo di Castelceriolo; Valerio Bonanno, ex titolare della Sap di Spinetta Marengo; Francesco Ruberto, un tempo alla guida di Idrotecnica e Ruberto Spa; il figlio di quest’ultimo, Daniele Ruberto; Mansueto Serreli, di Alessandria, gestore della ex cava Vidori di Tortona per conto di Ruberto; Laura Zerbinati, di Druento (Torino), consulente del gruppo Ruberto.