Si avvicina il momento in cui terre e rocce da scavo, rifiuti da dismissione industriale, da bonifiche di terreni e da trattamento di altri rifiuti potranno finire nella ex cava di cascina Borio, a Sezzadio. La Riccoboni ha quasi ultimato l’allestimento della discarica ma sopratutto ieri, 19 ottobre, ha ottenuto l’atteso via libera alla tangenziale: l’ok della conferenza dei servizi è ormai scontato e basterà a far iniziare il conferimento dei materiali in un’area situata sopra la falda acquifera da cui si alimentano gli acquedotti dell’Acquese. L’azienda di Parma attende solo la pubblicazione del verbale e la chiusura ufficiale della conferenza. Nella riunione on line quasi tutti gli enti hanno dato parere positivo alla nuova strada richiesta dalla Provincia ma osteggiata dal Comune, l’unico essersi espresso contro. L’iter era fermo dall’estate del 2020 dopo che nell’autunno precedente il Comune aveva scoperto l’esistenza del parere negativo della Commissione locale per il paesaggio risalente al 2016, atto considerato vincolante ma mai esibito in conferenza dei servizi dalla Provincia né mai impugnato dalla Riccoboni.

Una manifestazione a Sezzadio contro la discarica Riccoboni
Una manifestazione a Sezzadio contro la discarica Riccoboni

L’azienda ha chiesto più volte al Comune di modificare il parere mentre Regione e Provincia avevano sottolineato la competenza della Commissione a pronunciarsi sul progetto. Ieri, invece, è stato considerato prevalente il parere favorevole della Soprintendenza. Come ha scritto la Riccoboni nel progetto, anche secondo l’Autorità interregionale per il Po (Aipo) la tangenziale servirà da argine a tutela dell’abitato di Sezzadio, in realtà molto distante dall’area invasa dalle acqua della Bormida tre volte in cinque anni, l’ultima il 4 ottobre, quando l’argine costruito appena la scorsa estate proprio dall’Aipo ha ceduto alla piena. La partita della discarica non è chiusa del tutto: il 19 novembre è attesa la pronuncia del Consiglio di Stato sul no della Provincia alla discarica datato 2014, atto impugnato dalla Riccoboni, che ha avuto poi ragione al Tar. Il Comune vuole l’annullamento di quest’ultima sentenza e quindi della successiva autorizzazione provinciale.