I reperti archeologici dell’antico monastero cistercense di Bano, a Tagliolo, hanno rischiato di finire tutti a Torino, nei depositi della Soprintendenza ma il Comune è riuscito a trattenere i più importanti sul territorio. Il sito, situato sul monte Colma, risale al XII secolo e ospitava decine di monache molte delle quali appartenenti a importanti famiglie nobili genovesi, come Spinola, Lercari, De Mari e Di Negro. Il convento ha avuto un grande peso sull’economia della zona per quasi tre secoli, a partire dal Medioevo. Nel 2001 la Soprintendenza aveva avviato gli scavi archeologici, conclusi quattro anni dopo, facendo emergere reperti sulla vita quotidiana delle monache, come piatti, posate, stoviglie in genere ma anche materiali architettonici e reperti faunistici. Nel 2011, per altro, l’associazione Amici della Colma aveva organizzato una petizione per chiede la ripresa degli scavi e per evitare così l’abbandono del sito.

È tutt’altro che escluso che non si trovino infatti altri reperti ma devono essere trovati i fondi necessari. I reperti ritrovati nel decennio scorso, un piccolo grande tesoro per Tagliolo e l’Ovadese, come si diceva hanno rischiato di finire altrove. “La Soprintendenza – spiega il consigliere comunale Marco Gaglioneha però autorizzato il Comune ad allestire una mostra in paese con i reperti più importanti, come il portale di accesso del convento e le stoviglie in stile ispano-moresco, in un numero ancora da stabilire”. La mostra, una volta allestita, resterà aperta per alcuni anni nell’edificio che ospita il museo ornitologico. Gli organizzatori non nascondono che il progetto vero e proprio è evitare che al termine della mostra anche questi reperti prendano la strada di Torino. Per questo anche le Aree protette dell’Appennino Piemontese stanno cercando uno spazio dove un giorno possa essere allestito un vero e proprio museo, se la Soprintendenza darà l’autorizzazione.