Solo propaganda”: così il Movimento 5 stelle di Novi Ligure definisce la presentazione del progetto del teleriscaldamento da parte del Comune e delle aziende che hanno ottenuto l’appalto in concessione dalla Società di committenza regionale, cioè Acosì, Iren Energia e Tre Colli, riunite in una cordata, per la realizzazione e la gestione del Piano di efficientamento energetico del patrimonio del Comune di Novi. Obiettivo, rispettare il protocollo di Kyoto per contrastare il surriscaldamento climatico. Lo strumento, secondo l’amministrazione Pd, sarà appunto il teleriscaldamento, previsto nei quartieri di viale Pinan Cichero ed Euronovi, dove saranno costruite due centrali alimentate a gas metano che distribuiranno direttamente negli edifici pubblici acqua calda surriscaldata o vapore. Così Novi intende mettere in pratica il Paes (Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile), eliminando l’anidride carbonica (CO2) e i gas serra. Sull’argomento, i 5 stelle parlano di “progetto superato, un’opera inutile e costosa. Il Paes, a pagina 13, indica chiaramente l’ordine delle priorità da seguire per l’ottenimento del risultato previsto. Malauguratamente l’efficientamento energetico degli edifici, delle attrezzature e degli impianti di proprietà del comune si attesta solo al terz’ultimo posto della classifica, con un misero 3% del totale”.

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Se anche la riduzione del 36,8% della CO2, indicata nel progetto per i soli impianti pubblici venisse rispettata entro la data prevista, cioè il 2020, “il risultato – ricordano i 5 stelle – sarà di poco superiore all’1%. Molto inferiore all’1% se consideriamo che, per motivi di scelta politica, dal Paes novese è stata volutamente omessa la principale attività climalterante di tutta la città, cioè l’Ilva. Insomma, la montagna ha partorito un topolino: un progetto faraonico – 50 milioni di euro in 33 anni – che vincola le scelte energetiche delle prossime sei giunte comunali, in grado di ridurre le emissioni di gas serra per meno dell’uno per cento”. Da anni il Movimento novese chiede lumi sul progetto e un confronto sui dati in possesso dell’amministrazione comunale né dall’Acos, senza però ottenere riscontri. Così, propone dieci domande: 1. il project durerà oltre 30 anni, è normale che una pubblica amministrazione permetta un monopolio così lungo ad un raggruppamento di società di fatto private soprattutto in un ambito strategico per la città come quello dell’energia? 2. Nel caso molto probabile in cui il project si rivelasse un flop, visto e considerato che oltre il 60% delle azioni di Acos sono di proprietà della cittadinanza novese, chi ci rimette? Le banche, Iren o la cittadinanza? 3. Dove sono le tanto strombazzate rinnovabili se l’intero sistema di teleriscaldamento viene alimentato esclusivamente da gas metano? 4.

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A quale distanza dalle abitazioni dei quartieri coinvolti (Viale Pinan Cichero ed Euronovi) e dalle scuole saranno collocate le due grosse ciminiere delle centrali di teleriscaldamento previste? 5. Quali garanzie per i residenti verranno fornite in ordine all’impatto ambientale dei fumi di combustione emessi dalle due ciminiere e al conseguente eventuale deprezzamento degli immobili? 6. Quanto rumore e quante emissioni di CO e di NOx (gas tossici potenzialmente irritanti per le mucose e responsabili di specifiche patologie a carico dell’apparato respiratorio – bronchiti, allergie, irritazioni) verranno prodotte dal tanto strombazzato cogeneratore ad alto rendimento? 7. Si parla di un investimento di circa 50 milioni di euro in 33 anni per ridurre le emissioni dell’1% circa. Non sarebbe stato meglio indirizzare questi soldi verso il finanziamento di interventi di riqualificazione energetica degli edifici con un conseguente taglio dei consumi e delle emissioni del 50-70%? 8. Come possono risultare migliori in termini di efficienza energetica sistemi di riscaldamento che funzionano ad alta temperatura collocati in posizioni remote (una rete di teleriscaldamento disperde il 10% dell’energia totale prodotta) rispetto ai più moderni a bassa temperatura collocati all’interno degli edifici? 9. Che senso ha mescolare il Paes (ecologia) col teleriscaldamento (speculazione economica) e con il contratto di “gestione calore” degli edifici comunali (amministrazione pubblica)? Si potrebbe pensare a un tentativo maldestro di bypassare il mercato dell’energia o il Consip e la normativa vigente (max durata contratto 10 anni) a favore di Acosì? Cosa ne pensa l’Authority per l’energia? 10. Perché in tutti questi anni, nonostante le innumerevoli richieste dell’opposizione, su questi temi non è stata ancora fatta chiarezza? Perché non è mai stato organizzato un Consiglio comunale aperto in proposito? La cittadinanza tutta resta in attesa delle risposte”.