Ci sono voluti tre anni almeno per arrivare a trovare un accordo sul metodo di campionamento dell’amianto nei cantieri del Terzo valico. Il pericoloso minerale, del quale il Cociv, fino al 2012, negava l’esistenza lungo il futuro tracciati della linea ferroviaria, è stato oggetto, a dimostrazione dei timori anche da parte di chi deve tenere sotto controllo l’opera, di vari tentativi di modificare la normativa che regola la sua movimentazione nei cantieri per tutelare maggiormente la popolazione, evidentemente a rischio. La politica e lo stesso commissario di governo del Terzo valico, Iolanda Romano, hanno spinto affinché queste regole non venissero mutate in maniera radicale, “altrimenti l’opera rischiava di fermarsi”, avevano dichiarato. Una modifica alle regole stabilite da decreto ministeriale 161 del 2012 risale al settembre del 2015: le modalità di campionamento impiegate dal Cociv in base alla legge, secondo le Arpa di Liguria e Piemonte, hanno un margine di errore che può arrivare fino all’80% poiché si limitano a campionare solo le terre e le rocce setacciate. Per questo, il ministero dell’Ambiente aveva stabilito le analisi andavano svolte sull’intero campione macinato, il cosiddetto metodo dell’amianto totale.

Regole che il Cociv aveva impugnato al Tar, che in tre anni non si è mai pronunciato, e presso il quale si erano costituiti solo alcuni Comuni a difesa della salute della popolazione (Tortona, Alessandria, Pozzolo e Arquata) mentre gli altri non avevano voluto mettersi contro il Cociv. Un anno fa, tuttavia, fa sapere l’Osservatorio ambientale, l’amministratore straordinario di Cociv, Marco Rettighieri, ha dato indicazione di effettuare da quel momento doppie analisi sui campioni di terre e rocce utilizzando i due metodi diversi.In oltre 500 campioni doppi – dicono dall’Osservatorio – non si è mai verificato che, con l’amianto totale, le terre cambiassero stato giuridico passando da “sottoprodotto” a “rifiuto speciale””, e dovessero quindi essere smaltite non nelle ex cave ma in discarica. Nell’ultima seduta, l’Osservatorio ha dato mandato alle Arpa di redigere il documento riguardante il metodo per il campionamento che, per consentire la macinazione dell’intero campione, non dovrà prevedere la setacciatura. Il documento sarà quindi approvato dall’Osservatorio a settembre e quindi trasmesso al Ministero dell’Ambiente. Nel frattempo, Cociv continuerà a effettuare la doppia analisi dei campioni prelevati anche secondo il metodo dell’amianto totale.

Il cantiere di Radimero

RETROMARCIA SU RADIMERO. Sempre l’Osservatorio Ambientale fa sapere che il Cociv, in sostanza, ha fatto retromarcia sulla procedura da seguire per la costruzione di due vasche aggiuntive (su 15 mila metri quadri) rispetto a quelle già presenti nel cantiere, necessarie per l’amianto, richieste dall’Osservatorio stesso. Il consorzio nel 2017 aveva accolto la proposta comportandosi, però, con il Comune, come un’azienda privata, e inviando all’ente una semplice comunicazione di inizio lavori. Il Comune ha invece sostenuto che era necessaria l’approvazione del progetto da parte di Rfi, società committente del Terzo valico per conto dello Stato, trattandosi di una variante al progetto iniziale già approvato della linea ferroviaria, opera pubblica a tutti gli effetti. In caso contrario, serviva addirittura una variante al prg. Il Cociv aveva quindi impugnato il diniego del Comune alla comunicazione ma il Tar, in sostanza, gli aveva dato torto. Ora l’Osservatorio fa sapere che il consorzio “ha inviato, nei giorni scorsi, istanza a Rfi per la realizzazione delle vasche come variante non sostanziale al progetto, in conformità a quanto richiesto dal Comune di Arquata. Rfi si è impegnata a predisporre in tempi brevi l’approvazione della variante, autorizzando così di fatto la realizzazione delle vasche”.