Pozzolo, l'impianto di lavorazione degli inerti della cava Romanellotta

Potrebbero essere tre i ricorsi contro l’ultima versione del piano cave del Terzo valico, approvata a luglio dalla Regione con una serie infinita di prescrizioni ma inserendo tutte le cave di estrazione e i siti di deposito richiesti dal Cociv, nonostante parecchie criticità. Il Comune di Pozzolo Formigaro da tempo ha annunciato che impugnerà la delibera della giunta Chiamparino poiché si ritrova sul suo territorio ben sei cave: Cascina Guendalina (740.741 mc la capacità), Cascina Cascinone (74.074 mc), Cascina Ponzana (251.852 mc), Cascina Vassuria (229.630 mc), come siti di deposito, poi Cascina Pelosi (358 mila mc), come cava di prelievo di materiali e come deposito ma come area di riserva. A queste va aggiunta la maxi cava di cascina Romanellotta, già attiva da qualche anno.

Una manifestazione a Sezzadio contro la discarica Riccoboni
Una manifestazione a Sezzadio contro la discarica Riccoboni

Un altro ricorso arriverà dall’Acquese, territorio che in teoria non avrebbe nulla a che fare con il Terzo valico ma che i fautori della Grande opera ha invece coinvolto, nonostante una serie di pesanti criticità e la notevole distanza dai cantieri. L’associazione Sezzadio Ambiente ha annunciato giovedì scorso, nell’assemblea che si è svolta ad Acqui Terme, l’intenzione di impugnare anch’essa la delibera regionale che prevede l’utilizzo della cava Opera pia 2 a Sezzadio. “La Valle Bormida – spiega Piergiorgio Camerin, esponente dell’associazione che si batte da anni anche contro la discarica Riccoboni – non ha nulla a che fare con il Terzo valico, un’opera che, al di là della sua utilità sulla quale sono davvero troppi i dubbi, è fisicamente lontana dal nostro territorio e nulla lascerà qui. Ci rivolgeremo al Tar contro l’ok della Regione all’inserimento della cava Opera Pia 2 nei siti di primo utilizzo del Terzo valico”.

Sezzadio Ambiente potrebbe essere affiancata da alcuni comuni dell’Acquese mentre il Comune di Sezzadio dovrebbe presentare un suo ricorso. L’obiettivo di tutti è salvaguardare la falda acquifera che alimenta gli acquedotti dei paesi di questa zona della provincia, già messa a rischio dalla vicina discarica di rifiuti della Riccoboni, autorizzata ma non ancora avviata. Nella cava (451.852 mc) potrebbe infatti smarino contenente amianto e addittivi chimici. Opera Pia 2 si trova inoltre in una zona dove, in caso di piena, arrivano le acque della Bormida, “come ha dimostrato l’alluvione del novembre scorso”, ricorda Camerin.