Dall’incontro sui lupi di venerdì scorso a Rocchetta Ligure, dal titolo “Il lupo dall’Appennino alle Alpi: monitoraggio e gestione nel corridoio di connessione tra le due popolazioni”, condotto dalla dottoressa Francesca Marucco, coordinatore tecnico scientifico – Project technical manager del Progetto Life Wolfalps, sono emerse molte novità scientifiche riguardo questo animale che da sempre divide l’opinione pubblica.
La Marucco, lavora al Centro di Referenza Grandi Carnivori dell’Ente di Gestione Aree protette delle Alpi Marittime, e dal 2004 al 2012 ha collaborato con l’Ente di Gestione delle Aree protette dell’Appennino Piemontese, che insieme ad altri Enti, ha partecipato al Progetto Lupo Piemonte, monitorando i branchi presenti raccogliendo dati scientifici nell’Appennino alessandrino.
Al temine del progetto regionale, nel 2012 autonomamente, l’Ente Aree protette dell’Appennino Piemontese, ha proseguito nel monitoraggio, seguendo le tracce dell’lupo e raccogliendo informazioni seppur parziali, della composizione dei branchi soprattutto nell’area di Capanne di Marcarolo e Alta Val Borbera.
Ora il nuovo progetto permette di riprendere il monitoraggio coordinato Alpi-Appennino, basato sul contesto scientifico e metodologico stabilito a livello regionale, con il coordinamento del Centro Grandi Carnivori, cui sono stati invitati a collaborare i carabinieri forestali, la Provincia, il Cai ed altri Enti.
All’incontro che si svolto a Palazzo Spinola, hanno partecipato oltre 200 persone a dimostrazione che il tema della presenza del lupo sull’Appennino sia di particolare interesse.
La relatrice Francesca Marucco ha illustrato, con la proiezione di immagini e filmati, i lavori di monitoraggio del lupo sulle Alpi-Appennini. La serata è iniziata con la storia del lupo in Italia, partendo dalla spietata persecuzione della quale è stato vittima portandolo a rischiare l’estinzione; questa è stata la motivazione per la quale nel 1977 la legge sulla caccia ha inserito la specie tra quelle particolarmente protette consentendo, negli anni, a partire dall’unico areale in cui il lupo era ancora presente, nel Parco d’Abruzzo, una naturale espansione su tutto l’Appennino e successivamente sulle Alpi.
Francesca Marucco ha illustrato quindi i dati del Progetto cofinanziato dall’Unione Europea, che ha come obiettivo ultimo di coordinare azioni di conservazione della popolazione di lupo sull’intero ecosistema alpino, e favorire la costituzione di un regime di convivenza stabile tra lupo e attività economiche nei territori di naturale ricolonizzazione del predatore.
Ha parlato delle misure di prevenzione degli attacchi da lupo sugli animali domestici, azioni per contrastare il bracconaggio e strategie di controllo dell’ibridazione lupo-cane; infine la comunicazione per diffondere la conoscenza della specie, sfatare falsi miti e credenze e favorire la coesistenza tra lupo e uomo, così da garantire la conservazione di questo grande predatore sull’intero arco alpino.
Per soddisfare la curiosità dei presenti la coordinatrice del progetto ha descritto le attività di ricerca sul territorio e in laboratorio per la raccolta dei segni di presenza e per la mappatura genetica degli individui, al fine di valutarne la consistenza numerica e, cosa più importante, la stima del numero di branchi sul territorio.