Cave e amianto: non c’è pace per il Cociv e i politici sostenitori del Terzo valico.

E’ notizia di ieri il ritrovamento di oltre 300 mila fibre di amianto per litro nei campioni d’acqua di falda prelevati nei pozzi piezometrici intorno alla cava Clara e Buona, ad Alessandria, dove da alcune settimane il Cociv ha ripreso i conferimenti di rocce e terre scavate nell’Appennino dopo lo stop deciso e poi ritirato dal sindaco Rita Rossa (Pd). La revoca dell’ordinanza era stata motivata dal fatto che non erano stati riscontrati livelli di inquinamento da amianto e altro dopo che la piena della Bormida, a novembre, aveva invaso la cava.

Michele Serra, candidato sindaco 5Stelle ad Alessandria

Ora i consiglieri comunali 5 Stelle, con il candidato sindaco Michele Serra, hanno reso noti i dati forniti dall’Arpa sui pozzi e parlano di “dati sconcertanti in merito ad una contaminazione ambientale del sito che avrebbe dovuto imporre al sindaco analisi più approfondite e il fermo prolungato dei conferimenti, oltre che una pretesa di bonifica dei luoghi prima di autorizzare i conferimenti. Ora se è vero che non esiste normativa specifica sulla concentrazione di fibre di amianto nell’acqua, qualcuno dovrà spiegarci per quale motivo si sono rilevate concentrazioni così alte di questa fibra killer nei pozzi dopo che sono stati riempiti dalla piena con il materiale proveniente dal Terzo Valico che era già stato conferito nei mesi precedenti”. Sui pericoli dell’amianto nell’acqua il dibattito è a livello nazionale e ci sono studi che raccomandano cautela. A Reggio Emilia l’amministrazione comunale si è cautelata in tal senso chiedendo negli anni scorsi a Iren, gestore della rete idrica, di sostituire tutte le tubature dell’acqua domestica realizzate in cemento amianto e di avviare indagini per accertare la presenza di fibre ultra corte e ultra fini.

Ad Alessandria, inoltre, evidenziano ancora i 5 Stelle, “sono stati rilevati nei campioni di terreno concentrazioni di cromo e nichel con valori di molto superiori ai massimi stabiliti dalla normativa”. Una nuova situazione difficile per il Cociv ma soprattutto potenzialmente pericolosa per la popolazione, nella quale non si vuole ritrovare, per esempio, il Comune di Tortona. Da tempo il sindaco Gianluca Bardone (Pd) va in controtendenza rispetto ai suoi colleghi di partito e tiene duro sul no alla cava Montemerla, per la quale potrebbe ripetersi una situazione identica alla Clara e Buona: il sito tortonese viene riempito dalle acque del Grue in caso di piena e, con l’avvio dei conferimenti dello smarino, non si sa dove finirebbero amianto e altre sostanze. Per questa sua posizione, Bardone è già stato più volte contestato dal suo partito, persino con una sorta di “processo” da parte della direzione provinciale, dove si trovano i maggiori “fans” del Terzo valico.

Gianluca Bardone, sindaco di Tortona

Non tutti si comportano però come Bardone: a Castellazzo Bormida l’amministrazione guidata dal sindaco Giancarlo Ferraris (Pd) ha gentilmente chiesto al Cociv di togliere dal piano cave il sito di cascina Rognone, dove potrebbero finire un milione di metri di terra e roccia cancellando un’oasi naturale. Ovviamente ha ricevuto un no secco dal consorzio e non ha battuto ciglio, comunicando semplicemente al Consiglio comunale la risposta. Pontecurone, invece, in parte anche grazie alla precedente amministrazione di centrosinistra, con il sindaco Rino Feltri ha evitato il conferimento di smarino all’amianto mettendo alla porta il Cociv. Anche il Comune di Casei Gerola, in Lombardia, per ora, ha sospeso l’arrivo delle terre e delle rocce dopo aver chiesto analisi all’Arpa, provvedimento impugnato dal Cociv ma confermato dal Tar lombardo. A Voltaggio, invece, nella ex cava Cementir, tutto prosegue senza interruzioni: il sindaco Michele Bisio (Pd) si fa forza dei dati che parlano di livelli di amianto inferiori al limite di legge, anche di molto, ma a Castagnola il cantiere è di nuovo fermo per la presenza della fibra killer in galleria. E lo smarino di questo cantiere finisce proprio a Voltaggio.