Arquata Scrivia è Comune turistico dallo scorso anno, per questo l’amministrazione comunale punta su questa vocazione che un tempo era una caratteristica del paese, prima della massiccia industrializzazione arrivata in particolare dopo la Seconda guerra mondiale. Un segnale in questo senso è la decisione di “rievocare” il famoso manifesto anni Trenta pubblicato per promuovere “Arquata Scrivia villeggiatura ideale”, come recitava lo slogan dell’epoca. Il Comune sta infatti cercando un ragazzo e una ragazza per realizzare una versione aggiornata del manifesto e sono già decine le candidature arrivate in municipio (c’è tempo fino al 31 marzo. Info, biblioteca civica, tel. 0143-600427, [email protected]). La villeggiatura di un tempo ad Arquata è ancora oggi simboleggiata dalle ville ancora presenti in paese e in alcune frazioni, fatte costruire dalle famiglie genovesi che tra Ottocento e Novecento scelsero il paese come “buen retiro” estivo per sfuggire alla calura estiva della Liguria.

Villa Ghigliotti

Via Villini è oggi la testimonianza principale di quel periodo ma altri edifici simbolo sono a Varinella e Rigoroso. Fino alla seconda Guerra Mondiale e ai primi anni Cinquanta la cittadina della Valle Scrivia fu un famoso luogo di villeggiatura. Arquata godeva della comodità della linea ferroviaria, con le due linee, la Storica e la Succursale, costruite tra la metà dell’800 e l’inizio degli anni Venti del ‘900, e della strada provinciale dei Giovi. “Prima i nobili – racconta Patrizia Ferrando, autrice del libro “Sui passi dell’estate perduta”, dedicato proprio alle ville dei genovesi ad Arquata – poi la borghesia genovese scelsero il nostro paese per il paesaggio e la piacevolezza del clima, quando non si conoscenza il termine “turismo di massa”. Il conte Gaslini, che costruì il famoso ospedale pediatrico genovese, fu tra i più famosi farsi costruire una villa.

Via Villini com’era un tempo

Molti di questi edifici vennero progettati con tecniche all’avanguardia sia nelle costruzioni, spesso in stile liberty utilizzando pietre locali estratte dalla cava di Montaldero, sia nella tutela del paesaggio, con grandi giardini con essenze arboree locali e recinzioni non troppo alte per non ostruirne la vista”. Fra gli altri nomi famosi, l’allevatore di cani Nasturzio, il primo a importare in Italia il setter inglese, e la baronessa Mezlyak, dama alla corte dei Savoia, ricordata ancora oggi per la sua eccentricità poiché la si notava in paese in compagnia di un maiale. Nella villa dei Moresco, imprenditori dello zucchero, c’è ancora oggi una meridiana realizzata dal capitano Enrico Alberto De Albertis, noto esploratore genovese. L’epoca dei villeggianti, ricorda l’assessore Nicoletta Cucinella, sarà il tema di Ar.Qua.Tra, la grande fiera della tradizione che si terrà a settembre: “Il 2019 è l’anno del turismo lento e Arquata un anno fa è stata dichiarata Comune turistico. Per questo abbiamo voluto rifare il famoso manifesto, attualizzandolo: se negli anni Trenta i temi dominanti erano il paesaggi e il clima fresco, oggi puntiamo sugli eventi e la gastronomia”.