L'area della ex Fn a Bosco Marengo (dal sito sogin.it)

Lo smantellamento della ex Fn di Bosco Marengo è quasi completato ma, paradossalmente, nello stesso sito potrebbe tornare l’attività nucleare, anche solo come deposito dei rifiuti radioattivi. L’ipotesi del ministro Gilberto Pichetto Fratin di non realizzare più il deposito unico nazionale, nonostante sia richiesto dall’Europa, e di prevedere di stoccare ciò che resta dell’attività nucleare italiana negli stessi siti dove si è svolta fino al referendum del 1987, prevede per l’appunto che anche l’ex Fn possa vedere ritornare i fusti pieni di rifiuti, dopo anni di battaglie e tanti soldi spesi dallo Stato per lo smantellamento, tecnicamente chiamato decomissioning, da parte della Sogin.

La proposta del ministro forzista metterebbe fine alla previsione dei 5 siti alessandrini considerati idonei a ospitare il deposito. Sono AL-1 tra Bosco Marengo e Novi Ligure, AL-3 tra Alessandria e Oviglio, AL-8 tra Alessandria e Quargnento, AL-13 fra Castelnuovo Bormida e Sezzadio e AL-14 tra Fubine Monferrato e Quargnento, tutti caratterizzati da gravi criticità, a cominciare dalla presenza dell’acquifero profondo alessandrino che rischierebbe di essere contaminato. Le parole del ministro sono state condivise positivamente dal sindaco di Castelletto Monferrato, Gianluca Coletti, punto di riferimento dell’opposizione al deposito in provincia di Alessandria: “L’idea di abbandonare l’ipotesi di un deposito unico e di puntare, invece, sull’utilizzo dei 22 siti già esistenti è un passo nella giusta direzione. Da anni, come Comuni, contestiamo l’imposizione di un’infrastruttura di tale portata in aree che non presentano adeguate condizioni ambientali e di sicurezza. È tempo – aggiunge – che lo Stato riconosca e valorizzi le competenze e le infrastrutture già presenti nei siti storicamente legati al nucleare, come Trino, Saluggia, Bosco Marengo e altri”. Saluggia, per altro, è considerato uno dei siti più a rischio per la vicinanza al Po e alla Dora.

A marzo, Gian Piero Godio (Legambiente), nel rendere noto il testo ufficioso del disegno di legge con il quale il governo intende riprendere la produzione di energia nucleare in Italia e dove si parlava già dell’ipotesi poi resa nota dal ministro, aveva posto una domanda: “Cosa ne pensano gli abitanti?“. La parola, a questo punto, passa ai boschesi.