Uno striscione esposto a Bosco Marengo contro la costruzione del deposito sul territorio comunale.

Sogin si è dimenticata di tenere in considerazione le case e la presenza dell’acquifero alessandrino. Lo sostengono i Comuni di Bosco Marengo e Fresonara e il circolo Legambiente Val Lemme nelle osservazioni inviate al ministero dell’Ambiente nell’ambito della Valutazione ambientale strategica della carta nazionale dei 51 siti idonei italiani a ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Il sito in questione  è l’AL1 Bosco Marengo-Novi Ligure: la Sogin, incaricata di realizzare l’enorme l’impianto, ha fatto riferimento, secondo i Comuni e l’associazione, al censimento del 2011, dove non erano indicate casine e borgate e non li ha quindi considerati nella definizione della fascia di rispetto di un chilometro prevista intorno ai centri abitati come criterio per escludere l’area dall’insediamento. Nel 2021 l’Istat ha aggiornato i dati e la cartografia dai quali risulta che la località Laghi, a Bosco Marengo, è indicata mentre la Sogin l’ha ingnorata, indicando invece agglomerati con popolazione inferiore, come la tenuta Retorto, la cascina Zerbette e la cascina Moschina. Nelle osservazioni spazio importante anche alla presenza dell’acquifero alessandrino a una profondità che potrebbe essere interessata da eventuali fuoriuscite di sostanza radioattive dal deposito nucleare.

 

Cittadini e sindaci a Santa Croce di Bosco Marengo contrari all’insediamento del deposito

Questioni sulle quali la Sogin potrebbe fare chiarezza nell’audizione in commissione Ambiente del Consiglio regionale richiesta da Pasquale Coluccio (M5s). “L’obiettivo  – spiega  – è strutturare un incontro nell’Alessandrino per illustrare il progetto alla popolazione e agli amministratori locali. L’iter per la scelta del sito è già partito e in tutti i 51 siti individuati come idonei è in corso la fase di Valutazione ambientale strategica. Dei luoghi individuati come idonei, ben cinque si trovano in provincia di Alessandria e in questo periodo si moltiplicano le assemblee di semplici cittadini, associazioni e amministratori per discutere la questione e per manifestare la propria contrarietà all’insediamento del deposito sul proprio territorio. Il tema – aggiunge – è di grande rilevanza e va affrontato con senso di responsabilità, perché custodire questa tipologia di rifiuto in modo adeguato è necessario e le preoccupazioni sono legittime, com’è emerso nell’assemblea dei sindaci promossa venerdì scorso dal Comune di Acqui Terme. Per questo crediamo sia necessario coinvolgere la società pubblica specializzata nel settore nucleare che si occupa del decommissioning degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi, compresi quelli prodotti dalle attività industriali, di ricerca e di medicina nucleare. La politica in particolare ha il dovere di capire e di far capire adeguatamente alla propria comunità – conclude – i confini di questo problema, evitando semplificazioni di sorta che potrebbero generare allarmismi ingiustificati o peggio ancora la sottovalutazione del problema”.