Entrerà nel vivo il processo Triangolo, dal nome dell’operazione messa in atto negli anni scorsi dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico (Noe) e dal Corpo Forestale, entrambi “braccio operativo” della Procura distrettuale antimafia di Torino. Due anni fa, nel giugno 2015, finirono agli arresti quasi venti persone, alcune delle quali latitanti, altre poi provvisoriamente esclusi dalla custodia cautelare. Le accuse riguardavano soprattutto reati ambientali, riferiti a un traffico illecito di rifiuti che dalla Liguria e dalla Lombardia aveva come destinazione il Tortonese, dove venivano sotterrate tonnellate di materiali di ogni genere nelle ex cave poi coltivate a grano, in un’area dove, guardacaso, l’incidenza dei tumori è più elevata che altrove.
Dopo l’udienza dello scorso marzo, martedì il tribunale di Alessandria riprenderà il processo nel quale risultano imputati Giorgio e Alberto Franzosi, titolari del gruppo omonimo; Valerio Bonanno, alla guida della Sap di Spinetta Marengo; Ugo Busi e Daniela Busi, a capo della Busi Ugo di Castelceriolo; Sandro Gandini e Andrea Gandini, padre e figlio di Voghera, titolari della Autotrasporti Gandini e della Eurosabbie; Francesco Ruberto e Daniele Ruberto, padre e figlio alla guida delle aziende Idrotecnica, Ruberto Scavi, Ruberto Spa e Immobiliare Patrizia, a processo insieme a Patrizia Guarnieri, moglie di Francesco Ruberto e titolare della Edilderthona; Giorgio Perasso e Christian Perasso, di Arquata Scrivia, alla guida della Perasso Giorgio. Inoltre, Gino Mamone, residente ad Avolasca, già titolare della Ecoge di Genova, di cui è amministratrice la moglie, Ines Capuana, e di cui era gestore, all’epoca dei fatti, Alessandro Cavanna, di Sant’Olcese (Genova). Inoltre, Francesco Paolo Caovilla, di Sarezzano, dipendente della Franzosi Cave e Mansueto Serreli, di Alessandria, gestore della ex cava Vidori di Tortona per conto di Ruberto. Infine, Laura Zerbinati, di Druento (Torino), consulente del gruppo Ruberto, e Loredana Zambelli, di Serravalle Scrivia, responsabile del laboratorio Biogest di Novi Ligure, dove, secondo l’accusa, si eseguivano analisi “compiacenti” per catalogare i rifiuti come smaltibili nelle ex cave anziché in discarica.
Il reato di traffico illecito di rifiuti ha fatto scattare per alcune aziende, come Franzosi e Sap, l’interdittiva antimafia, motivata dalla vicinanza dei titolari con persone considerate legate alla ‘ndrangheta calabrese. Le aziende non possono, fra l’altro, eseguire lavori per enti pubblici. Franzosi, per esempio, ha dovuto rinunciare all’appalto per la fornitura di ghiaia per il Terzo valico. Parte civile nel processo i Comuni di Tortona e Sale, dove si trovare le cave inquinate, e il Ministero dell’Ambiente.