La castanicoltura nel futuro delle valli appenniniche

    Finanziamenti a fondo perduto ai proprietari di boschi, grazie ad una legge regionale che risale a due anni fa

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    2007

    Siamo solo al metà agosto e, parlare di castagne non è decisamente “stagionale”. Ma proprio in questi giorni si è aperta un’importante discussione sul recupero e sull’utilizzo dei vecchi castagneti.

    Foliage

    Oggi frequentiamo i castagneti per assistere alla meraviglia delle mille sfumature del foliage , e raccogliamo qualche castagna per cucinarla magari nel caminetto insieme agli amici. Ma, come tutti, o quasi, sanno,   nelle aree montane o di alta collina, fino alla metà del secolo scorso, la castanicoltura ha ricoperto un ruolo rilevante nell’economia  e, per le popolazioni rurali ha rappresentato una delle principali risorse alimentari.  Il frutto, la farina derivata e il legname, hanno sostenuto  intere generazioni . L’industrializzazione ha consigliato la ricerca di una vita relativamente più “facile” e, l’abbandono  di questi territori paesaggisticamente bellissimi ma faticosi, ha causato gravi conseguenze, determinando problemi idrogeologici che hanno alimentato dissesti  e frane, mentre l’incuria ha permesso il proliferare di funghi e parassiti decimando i castagneti.

    Due anni fa grazie a finanziamenti regionali era nato un progetto previsto nel Piano di sviluppo rurale che avrebbe permesso  l’insediamento di nuove attività produttive nelle Terre Alte, con ricadute anche occupazionali e di natura socio-economica e ambientale.

    L’assessore Silvano Bellò

    Ma perché il progetto si è fermato? E perché oggi se ne riparla? Lo spiega Silvano Bellò, assessore al Comune di Grondona e promotore dell’iniziativa.

    L’idea nasce dalla necessità,  anche o soprattutto ambientale, del recupero  delle terre incolte e dei castagneti. Il progetto è stato avviato da alcuni consorzi e associazioni di castanicoltura , dal comune di Grondona e dal Gal Giarolo, ma proprio quest’ultimo, due anni fa non l’ha inserito tra le priorità e tutto si era momentaneamente stoppato ed ora è ripartito”.

    Abbiamo detto che si tratta di un progetto regionale nell’ambito del piano sviluppo rurale, ma rispetto alla prima stesura ci sono cambiamenti?

    Solo per quanto riguarda il finanziamento. In questa fase sono stati assegnati al progetto 15mila euro destinati al biodistretto , di questi 5 mila per lo studio e 10 mila serviranno per la costruzione dell’Orto botanico per la biodiversità del castagneto , dove verranno raccolte le varie specie e conservate .

    A chi è rivolto il progetto?

    “A tutti gli agricoltori e ai proprietari di boschi, che  potranno interagire attraverso le Associazioni fondiarie, che è semplicemente  un’ associazione tra privati che decidono di  dare i loro terreni in una sorta di prestito o decidono di gestire i loro terreni  in una sorta di  compartecipazione dei terreni o in questo caso dei boschi , sulla base di un piano forestale”.

    Facciamo un esempio pratico…

    “Lo scopo dell’Associazione fondiaria è accedere a fondi a cui i singoli proprietari non potrebbero accedervi  e, quando si aprono i bandi, si può accedere ad altre sovvenzioni previste da Piano di Sviluppo Rurale.  Viene istituito un Piano Forestale, che naturalmente deve essere rispettato, all’inizio dei lavori viene versato immediatamente un contributo”.

    Quindi se ho un bosco di castagni vecchi e malati posso decidere di tagliarli oppure di sostituirli con nuovi alberi?

    Le condizioni del sottobosco

    “Il recupero del castagneto sarà attuato in base ai piani forestali che diranno quali alberi sono da abbattere, quali da recuperare e da reinnestare; per ogni ettaro di castagneto sarà erogato un contributo a fondo perduto, per la durata di 5 anni. Il prodotto ottenuto, sia la castagna, sia il legname sarà commercializzato dal gestore.  Di certo sostituire le piante malate è anche un modo per salvaguardare il territorio da frane, spesso le piante vecchie sono cave e anche le radici si stanno seccando, quando la radice muore non trattiene più il terreno che è soggetto a franare , al contrario la pianta nuova rinforza il territorio fortifica le sue radici che si insinuano meglio nel terreno e blocca le frane”.