La Regione tira dritto sul possibile piano di contenimento del lupo sostenendo che gli esemplari sarebbero troppi. “Solo in Piemonte – sostiene il vicepresidente Fabio Carosso – si contano oltre 450 esemplari di questa specie, laddove in tutta la Francia il loro numero è di circa 550. È evidente come una presenza così importante, con il susseguirsi di assalti agli animali e di avvicinamenti ai centri abitati, necessiti di un cambiamento di politica, di trovare delle regole diverse da quelle attuali, perché insieme alla biodiversità, che deve essere preservata, si riescano a tutelare anche le categorie socio-economiche”. Carosso ha incontrato gli assessori competenti di tutte le Regioni dell’arco alpino (Liguria, Valle d’Aosta, Lombardia, Provincia Autonoma di Trento e di Bolzano, Veneto, Friuli Venezia Giulia), “per impostare un lavoro comune volto ad affrontare congiuntamente il delicato tema della convivenza uomo-lupo, alla luce della crescita che quest’ultimo ha conosciuto negli ultimi anni”. Per quanto riguarda la Provincia di Alessandria, il monitoraggio della specie deve però ancora concludersi, nonostante la scorsa settimana Coldiretti abbia parlato di numeri triplicati. Come spiegano dalle Aree protette dell’Appennino Piemontese, il monitoraggio nazionale del lupo è coordinato a livello italiano dal ministero e a livello delle regioni alpine dal progetto Life WolfAlps Eu su mandato di ISPRA: “È iniziato nel mese di ottobre e la fase di raccolta dati sul campo si concluderà a marzo-aprile. Occorrerà naturalmente il tempo tecnico per l’analisi dei campioni genetici; pertanto i dati aggiornati saranno disponibili entro alcuni mesi. Non appena ottenuti, i dati saranno come di consueto resi pubblici, fornendo una stima quantitativa scientifica e oggettiva della popolazione di lupo.

Le pecore uccise la scorsa estate a Predosa

Il territorio dell’alessandrino, grazie all’attività dell’Ente di gestione delle Aree Protette dell’Appennino Piemontese, può tuttavia già vantare una serie di dati più recente rispetto a quelli di quasi tutto il resto del Piemonte (fermi al 2018), perché sono disponibili anche i dati delle stagioni 2018-2019 e 2019-2020, la cui presentazione è disponibile sul canale You Tube dell’Ente”. Dati che avevano fatto emergere la presenza di una decina di branchi in provincia rispetto ai tre presenti fino ad alcuni anni prima. Una crescita considerata in linea con quanto avviene nel resto dell’Europa. Le Aree protette dell’Appennino Piemontese, a proposito dei danni causati al bestiame al pascolo, ricordano quanto sia “importantissimo fornire tutto il supporto possibile agli allevatori in termini di informazione e di una prima fornitura di materiali e assistenza. La risposta tecnica nel contesto della gestione in Piemonte e di Progetto WolfAlps Eu in questo senso sono le Squadre di prevenzione e pronto intervento, formate da veterinari, carabinieri forestali, polizia provinciale e tecnici delle Aree Protette, a disposizione degli allevatori sia per supportarli in caso di avvenuta predazione, che nel disbrigo delle pratiche e nell’individuazione di strategie di prevenzione ad hoc, ma soprattutto, per fornire materiali, come le reti elettrificate, utili a coprire l’emergenza evitando successivi attacchi ad allevatori sprovvisti di idonee dotazioni”.