Condanne in primo grado fino a oltre quattro anni per otto dei diciannove imputati del processo Triangolo, concluso ad Alessandria dopo quattro anni di udienze con circa cento testimoni ascoltati. Nel giugno del 2015 i carabinieri del Noe e gli agenti del corpo Forestale dello Stato eseguirono arresti e sequestri su ordine della Procura antimafia di Torino. All’epoca furono 65 gli indagati per reati ambientali, fra cui il traffico illecito di rifiuti. Grazie a un’indagine partita nel 2011 in seguito alle segnalazioni dell’associazione Casa della Legalità di Genova, venne fuori che il Tortonese era diventata la meta di trafficanti di veleni, che sotterravano nelle ex cave in attesa di essere riqualificate rifiuti di ogni genere, dalle terre inquinate da idrocarburi all’amianto. Dopodichè, i siti venivano coltivati a grano. I veleni arrivavano dalla Lombardia e alla Liguria. Il giudice ha ritenuto responsabili di questo sistema Francesco Ruberto, imprenditore tortonese del settore edile legato, secondo i giudici, a esponenti di spicco della ‘ndrangheta calabrese, e il figlio Daniele, condannati rispettivamente di 4 anni e 6 mesi e di 2 anni e 8 mesi; Sandro Gandini, imprenditore di Voghera, condannato a 4 anni e 8 mesi. A Daniela Busi, titolare della Busi Ugo di Castelceriolo, una condanna a 3 anni.
Per Valerio Bonanno, ex titolare della Sap di Spinetta Marengo, 2 anni e 6 mesi: nella sua azienda lavorava Domenico Persico, poi condannato in via definitiva in Cassazione come appartenente alla ‘ndrangheta. Inoltre, 2 anni a Mansueto Serreli, di Alessandria, gestore della ex cava Vidori di Tortona per conto di Ruberto; 2 anni a Laura Zerbinati, di Druento (Torino), consulente del gruppo Ruberto; 2 anni e 8 mesi a Loredana Zambelli, di Serravalle Scrivia, già responsabile del laboratorio Biogest di Bosco Marengo dove si certificano i rifiuti. La Biogest è stata invece assolta da ogni accusa. Spicca l’assoluzione di Giorgio e Alberto Franzosi, titolari del gruppo Franzosi di Tortona, considerati dall’accusa tra i principali attori del sistema del traffico dei rifiuti. Durante il processo, i due imprenditori avevano nel frattempo bonificato la cava Viscarda a Sale e risarcito il Comune. Assolti anche Gino Mamone, di Avolasca, già titolare della Ecoge di Genova, nome comparso in varie indagini e processi legati al traffico di rifiuti, e sua moglie Ines Capuana. Stessa sorte per Patrizia Guarnieri, moglie di Francesco Ruberto; Andrea Gandini, figlio di Sandro; Giorgio e Christian Perasso, imprenditori di Arquata Scrivia; Alessandro Cavanna, di Sant’Olcese (Genova), già amministratore della Ecoge; Francesco Paolo Caovilla, di Sarezzano, dipendente della Franzosi Cave. Si attendono le motivazioni della sentenza.