“A questo punto, sull’eolico del monte Poggio possiamo mettere una pietra tombale”. A pronunciare questa frase è il sindaco di Voltaggio, Michele Bisio, da sempre grande sostenitore, insieme ai suoi colleghi della zona, del contestato progetto proposto dalla Seva di Milano nel territorio di Fraconalto, non lontano dal passo della Bocchetta. Le sette torri (alte 130 metri), poi ridotte a sei nell’ultima versione del progetto, sono in ballo ormai dal 2012 grazie a una lunga serie di proroghe da parte della Provincia (l’ultima scadrà il 15 settembre prossimo), nonostante il parere negativo, sulla carta vincolante, del Parco dell’Appennino Piemontese, ente che deve tutelare la rotta migratoria degli uccelli dal mare al nord Europa, protetta a livello comunitario e che passa proprio di lì.

L'assessore regionale Alberto Valmaggia
L’assessore regionale Alberto Valmaggia

I sindaci del Parco e il primo cittadino di Fraconalto, come è noto, vogliono a ogni costo vedere girare le pale eoliche in nome di un imprecisato sviluppo del territorio ma ieri, nell’incontro a Torino con l’assessore regionale all’Ambiente, Alberto Valmaggia, hanno dovuto prendere atto che le regole imposte dalla Regione per l’eolico non possono essere calpestate. Gli amministratori locali chiedevano infatti di ritirare la norma regionale che impone agli impianti eolici una distanza di un km dai confini delle aree protette. La norma è già stata impugnata dalla Seva davanti al Tar, visto che le sue torri sono previste a poche centinaia di metri. Spiega l’assessore Valmaggia: “La regola in questione, innanzitutto, risale al 2009 ed è stata solo ripresa nella recente delibera della giunta regionale riferita alle tutele dei siti di importanza comunitaria, atto richiesto dall’Unione europea. Per cui non è stato imposto nessun nuovo vincolo da parte nostra e non intendiamo ritirare nulla, pur rimanendo disponibili al dialogo con il territorio. Ricordo che l’autorizzazione al progetto spetta alla Provincia”.

Un esemplare di Biancone
Un esemplare di Biancone, specie tutelata dalla Regione

“Mi chiedo – commenta Michele Bisio – come sia potuto anche solo partire l’iter autorizzativo se sin dal 2009 era vigente il vincolo della distanza dai confini del Parco, ente, purtroppo, ancora non una volta, non aiuta lo sviluppo del territorio”. Restano tanti dubbi, invece, sulla posizione della Provincia rispetto al progetto, resa nota nella riunione di lunedì della Comunità del Parco dell’Appennino Piemontese dal Consigliere provinciale Amelia Maranzana: “Per l’amministrazione provinciale non ci sono ostacoli all’autorizzazione delle torri. Lo studio chiesto dalla società proponente all’Università di Genova dice che il danno per i volatili sarebbe minimo. Inoltre, la regola che impone una distanza di un km dai confini del Parco non è un vincolo vero e proprio”. Cinque associazioni ambientaliste (Wwf, Lipu, Mountain Wilderness, Comitato per il territorio delle Quattro Province, Cai) avevano chiesto a Valmaggia di non ritirare la norma a tutela delle aree protette e delle rotte migratorie. Anche Legambiente Vallemme si è detta contraria al progetto a causa del pesante impatto ambientale.