I 17 milioni già stanziati non bastano per affrontare l’emergenza peste suina africana. Ieri, 17 novembre, nel Consiglio provinciale aperto che si è svolto ad Alessandria, convocato dal presidente Enrico Bussalino su richiesta dell’opposizione, il commissario per l’emergenza Angelo Ferrari ha spiegato di aver ottenuto dalle Regioni Emilia Romagna e Lombardia 1,5 milioni di euro ulteriori per terminare la recinzione sia in Val Borbera (21 chilometri per il lotto 3) sia a Busalla, in Liguria (lotto 7, 23 chilometri). Inoltre, ha ricordato di aver chiesto al ministero della Salute altri fondi per portare avanti i controlli per la ricerca delle carcasse di cinghiale, che negli ultimi mesi sono stati ridotti rispetto a inizio anno, e per gli abbattimenti, che di fatto devono ancora iniziare nelle modalità più efficaci per via dei contrasti con i cacciatori. Questi ultimi, con le squadre di cinghialisti liguri e piemontesi, si stanno attrezzando con spazi per svolgere le analisi e la macellazione dei capi a loro spese e saranno pronti a partire con gli abbattimenti a fine febbraio. Vogliono però portare a casa i capi abbattuti sani ma non nelle prime settimane, questo per consentire di svolgere analisi a tappeto sulle carcasse. Chiedono inoltre di poter utilizzare i cani. Il commissario ha però ribadito il no alla macellazione per autoconsumo dei capi abbattuti in zona rossa e all’uso dei cani. Troppi i timori sulla diffusione del virus.
Servono altri fondi per l’emergenza peste suina oltre ai 17 milioni per la maxi recinzione.
In Consiglio provinciale il commissario Ferrari ha annunciato le necessità di ulteriori soldi, richiesti allo Stato e alle Regioni. Muro contro muro con i cacciatori e gli abbattimenti non partono.