La discarica di cascina Borio in fase di allestimento (immagine di repertorio)

Dopo sette anni di attesa il 24 novembre il Consiglio di Stato si pronuncerà sulla discarica di Sezzadio. E’ dal 2015 che i giudici del massimo organo amministrativo devono sentenziare su uno dei tanti ricorsi, il più importante, presentati nel corso di questa vicenda decennale, che ha visto sindaci e cittadini scendere in piazza contro il conferimento di 1,7 milioni di metri cubi di rifiuti di vario genere a cascina Borio, una delle tante aree agricole trasformate in voragini nel territorio per prelevare materiale per l’edilizia, destinata a essere riempita di rifiuti ricavati da bonifiche di terreni, demolizioni, impianti di trattamento e terre e rocce da scavo. Tutto questo è in parte già finito sopra la falda di Sezzadio-Predosa che alimenta gli acquedotti dell’Acquese, situata in parte al di sotto della ex cava. La Riccoboni, titolare dell’autorizzazione, dallo scorso luglio ha infatti avviato il conferimento dei rifiuti dopo il controverso ok al progetto della tangenziale da parte della Provincia. Proprio l’amministrazione provinciale, nel 2014, inizialmente aveva detto al no alla discarica: non c’erano sufficienti garanzie per la tutela della falda.

La Riccoboni aveva però ottenuto ragione dal Tar e la Provincia aveva cambiato parere: la discarica si poteva fare pur con una serie di prescrizioni necessarie, sulla carta, a evitare il contatto tra i rifiuti e l’acqua degli acquedotti. Come la presenza di uno spesso strato di argilla e la sistemazione di teli che, secondo la Riccoboni, non creeranno problemi alla falda almeno per 450 anni.  Il Comune di Sezzadio, al contrario della Provincia, impugnò la decisione del Tar nel 2015 ma il Consiglio di Stato, in sette anni, non ha ancora emesso la sentenza. L’udienza fissata un anno fa è stata rinviata inattesa della conclusione dell’iter della tangenziale, quella successiva del maggio scorso ha subito la stessa sorte poiché mancava un giudice. La prossima dovrebbe essere la volta buona: rispetto a tutti gli altri ricorsi, compreso quello contro l’autorizzazione provinciale, quello in discussione il 24 novembre sarà il più importante. Nel frattempo, la Riccoboni ha allestito e avviato la discarica: con una campagna pubblicitaria la società evidenzia che, terminato il conferimento dei rifiuti, al posto della ex cava sorgerà un bosco con 18 mila alberi. Non fa però alcun accenno alla presenza della falda, situata all’interno di un’area di ricarica delle falde profonde per uso umano indicata dal Piano Tutela delle Acque della Regione.