“Settore edile stagnante in provincia di Alessandria”, secondo l’analisi del sindacato Fillea Cgil, che fa riferimento al periodo dal 1 ottobre 201 8 al 30 settembre 2019. Come ricorda il segretario provinciale Rocco Politi, i dati della Cassa Edile hanno evidenziato una diminuzione del numero di imprese regolari nell’alessandrino, con un aumento dei lavoratori operanti nel settore. Dalle 942 aziende del 2018, un anno dopo le realtà regolari con almeno un dipendente sono diminuite a 920. Gli operai sono passati dai 5.778 del 2018 ai 6.194 del 2019, per un totale di 416 posti di lavoro in più. Rimane stabile il numero delle donne inquadrate come operaio, dato riferito alle restauratrici. Diminuisce poi il numero degli stranieri: 2020 nel 2019 contro i 2049 di un anno fa. Aumentano invece le ore di lavoro denunciate dalle imprese in Cassa Edile: da 5.069.234 a 5.399.402 del 2019. “I lavoratori sindacalizzati sono 4639, ovvero, il 74,9% del totale e tra le tre organizzazioni sindacali – ha aggiunto il segretario provinciale -, proprio la Fillea Cgil risulta essere quella maggiormente rappresentativa con il 46,51%, seguita da Feneal Uil con il 28,72% e poi da Filca Cisl con il 24,77%”.
“E’ doveroso ricordare – ha sottolineato Politi – che il dato Cassa Edile non tiene conto degli impiegati e tecnici di cantiere, ma analizza solo i flussi che riguardano gli operai”. Una considerazione doverosa è legata ai dati inerenti le aziende che operano nel Terzo Valico, che falsano in positivo il settore, e pesano per il 13% dei lavoratori occupati, circa 800 (tenendo in considerazione solo gli operai edili) e il 3,3% delle aziende occupate (anche qui naturalmente solo le aziende che applicano il contratto dell’edilizia). “Tuttavia – spiega ancora Politi – l’analisi dei dati, al netto del Terzo valico, denota un settore che non esce dalla crisi che oramai attanaglia tutti da più di dieci anni. E’ opinione della Fillea Cgil che, senza investimenti mirati nella riqualificazione e nella messa in sicurezza del territorio, alla fine della Grande opera il rischio è di ritrovarci un settore moribondo”.